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La diaspora di Fini

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Gianfranco Fini

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Scricchiolii, crepe, fratture. Futuro e Libertà è a un bivio. Anzi, per dirla con un finiano, «è un castello sull'orlo del baratro: può fortificarsi come crollare nelle prossime ore». E lo stesso Gianfranco Fini lo sa molto bene tanto che ieri sera ha riunito i big dell'ala moderata (Moffa, Menia, Viespoli) a casa di Giuseppe Consolo assieme ad altri in bilico. Ieri su un divanetto alla Camera il finiano doc Aldo Di Biagio parlava fitto fitto con Catia Polidori e chiaramente s'udivano le sue lamentele per le uscite dell'ultrà Fabio Granata e più tardi passava alla bouvette mantenendosi a distanza. Nello steso momento Souad Sbai era nell'ufficio di Fini e lo stesso presidente della Camera cercava di dissuadere (senza successo) la deputata di origine marocchine a lasciare il gruppo di Futuro e Libertà per tornare nel Pdl. Una batosta dopo la contentezza di aver visto approdare in Fli il deputato Giampiero Catone. Ma anche questo nuovo ingresso rischia di creare dei problemi a Fini dato che i futuristi d'Abruzzo si sono dimostrati immediatamente contrari al suo ingresso nel gruppo. E mentre tutti si concentrano su Montecitorio i problemi maggiori e anche più complicati sono al Senato. Qui Franco Pontone sembra intenzionato a lasciare il gruppo per passare nel Misto. Se lo facesse i finiani sparirebbero al Senato a meno che non giungesse un rinforzo dall'Mpa o da Adriana Poli Bortone. Il punto non è numerico, ma personale e politico. E sta per avere un effetto devastante all'interno dei finiani. Pontone infatti è l'ex tesoriere di An. Fini gli ordina di volare a Montecarlo, andare dal notaio Aureglia, e vendere l'appartamento che finirà poi per divenire la dimora di Giancarlo Tulliani, cognato del presidente della Camera. Pontone sa e sa anche che ha eseguito un ordine: dentro il mondo di An lo sanno tutti. Questo gentiluomo napoletano ha chiesto al suo leader di essere difeso ma in risposta s'è beccato gli otto punti elencati da Fini per spiegare la vicenda il lontano 8 agosto scarica tutte le responsabilità sui suoi collaboratori e dice che autorizzò (e non ordinò) la vendita dell'appartamento. Il senatore la prende molto male, si chiude in un mutismo, non va a Mirabello, si reca dai giudici e poi si dimette dal comitato di gestione di An. Ora sembra deciso a mollare tutto.   «Berlusconi difende i suoi fino alla morte, non tutti lo fanno», ha ribadito a quei pochi che l'hanno sentito in questi giorni. In effetti se Fini scaricasse tutte le responsabilità su un vecchietto di 82 anni che ha eseguito solo un ordine la cosa avrebbe un effetto devastante anche sugli altri finiani che effettivamente comincerebbero ad avere non pochi dubbi sul loro leader. Dunque, Gianfranco in queste ore deve tenere tutto assieme. E proprio mentre Aldo Di Biagio in Transatlantico si gode un messaggio arrivatogli sul cellulare nel quale è riportato l'esito di un ultimo sondaggio («Il Pdl è al 22% - elenca il deputato finiano -, la Lega al 12%, il Pd al 22%, Fli all'8,5% e il terzo polo al 20%»), Fini accelera per realizzare il partito. La sede in via del Seminario, dove c'è Farefuturo, è pronta. In questi giorni un grafico a cui aveva consegnato il compito di mettere a punto il logo del nuovo partito, ha consegnato le prime bozze. Si accelera anche perché il tempo scorre. A Palazzo Madama il capogruppo pro-tempore è Mario Baldassarri, il capogruppo in pectore invece è Pasquale Viespoli. Mercoledì si sarebbe dovuto votare per Viespoli, ma Pontone non ha nemmeno detto se ci sarebbe andato e così la riunione è slittata a martedì. E il tempo corre anche per Fli. È ora di decidere perché in settimana Berlusconi si presenta alla Camera alta con i suoi cinque punti e i finiani dovrebbero prendere la parola. Ma per quella data Viespoli si sarebbe dovuto già dimettere da sottosegretario al Lavoro e dovrebbe essere eletto capogruppo. Oppure dovrebbe parlare Baldassarri. E tra i due, peraltro, non corre buon sangue. Se non venisse Viespoli si creerebbe un ulteriore problema tra i finiani. Il senatore beneventano è stato scelto come rappresentante dell'ala moderata per fare da contraltare a Italo Bocchino, considerato comunque un falco.

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