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Denunciata la Guzzanti

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Sabina Guzzanti, nei panni del premier Silvio Berlusconi all'Aquila

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L'annuncio l'ha data la stessa Sabina Guzzanti sul suo sito: Andrea Vantini, autore dell'inno "Meno male che Sivio c'è" l'ha querelata per aver utilizzato «impropriamente», nel docu-film «Draquila» - il brano in questione «senza il suo consenso». Vantini ha confermato la querela e ha detto che la citazione è estesa anche alla Bbc, che ha trasmesso il documentario «The Berlusconi Show», e a Erik Gandini, autore della pellicola «Videocracy». Anche loro colpevoli - secondo l'autore dell'inno - di non aver ottemperato alle leggi. «Se si usa un brano di un qualsiasi autore - ha detto Vantini all'Ansa - al di là dei diritti d'autore è procedura consolidata che venga chiesta l'autorizzazione a chi l'opera l'ha creata». Sabina Guzzanti è ricorsa alla sua abituale arma, l'ironia, per denunciare la vicenda: «Ho ricevuto la querela più bella della mia collezione, querela d'autore appunto dall'autore niente popo di meno che dell'inno e dico inno "Meno male che Silvio c'è"».   Il brano sarebbe stato usato in particolare in una scena: una manifestazione all'Aquila contro il governo il 29 settembre 2009 durante la quale i manifestanti (precisa la Guzzanti, e non attori) inquadrati tra un cumulo di macerie cantano appunto l'inno. «In pratica l'autore dell'inno - spiega l'attrice sul suo sito - riferisce che il detto inno è stato da lui creato per celebrare oltre che l'uomo il politico Silvio Berlusconi (oggi in prima pagina su Il Fatto con un revolver sulla scrivania e in compagnia di uomini tautologicamente buoni come Bontade che lo dice la parola stessa)». Per questo Vantini - secondo Guzzanti - lamenta «che le suddette idee, valori e sentimenti sono stati del tutto ridicolizzati e offesi con grave pregiudizio del suo onore a seguito dell'uso distorto e strumentale della sua opera». «Ma non è bella la vita - aggiunge ancora l'attrice rivolgendosi ai suoi lettori - quando succedono queste cose? Oh sì che è bella dico io». Per Vantini, invece, «soprattutto il film di Guzzanti utilizza il brano in una funzione contestualizzata completamente agli antipodi dallo spirito dell'opera». Da qui la querela, necessaria - chiude l'autore veronese - per ottenere «il risarcimento dei danni subiti presenti e futuri». La canzone, ironia della sorte, contiene una strofa che recita così: «Ci hanno provato scrittori e comici/Un gioco perverso/Di chi ha già perso/Presidente questo è per te/Menomale che Silvio c'è».  

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