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Il rebus di Montecarlo è nel prezzo

L'edificio in Boulevard Princesse Charlotte 14 a Montecarlo, dove si trova  l'appartamento abitato da Giancarlo Tulliani

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Qual è il valore reale della casa di Montecarlo? E perché Alleanza Nazionale ha accettato di vendere la casa di Boulevard Princesse Charlotte a una cifra che corrispondeva al prezzo stimato dieci anni fa? Non solo. All'attenzione della procura di Roma, che ha aperto un fascicolo d'inchiesta per il reato di truffa aggravata, ci sono anche il contratto d'affitto al «cognato» del presidente della Camera Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani, e le società off-shore che hanno le sedi ai Caraibi. Dunque, gli inquirenti romani stanno portando avanti le indagini per verificare un giro di soldi che, per ora, non appare affatto chiaro e che nessuno, fino adesso, avrebbe chiarito durante gli interrogatori avvenuti negli uffici di piazzale Clodio. È quindi il denaro ruotato attorno all'appartamento di Montecarlo il vero obiettivo del procuratore capo Giovanni Ferrara e del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani. I due alti magistrati romani vogliono accertare se siano stati commessi o meno illeciti nella compravendita dell'abitazione ricevuta da An da parte della nobildonna romana Anna Maria Colleoni. E perché l'ex partito di Gianfranco Fini abbia accettato 300 mila euro per la vendita dell'abitazione di 70 metri quadri nel Principato di Monaco. A poter dare una svolta all'inchiesta saranno certamente le carte che la procura di Roma ha chiesto a Montecarlo e che dovrebbero arrivare sul tavolo dei magistrati nelle prossime ore. La documentazione dovrebbe contenere i documenti che si riferiscono ai passaggi di proprietà dell'immobile e quelli che invece fanno riferimento all'eventuale esistenza di perizie sul valore della casa prima e dopo i lavori di ristrutturazione. Proprio a riguardo della perizia eseguita per capire il reale valore dell'abitazione, è intervenuto il senatore Pdl Antonio Caruso, ascoltato dai magistrati la scorsa settimana. Al centro della vicenda, secondo il parlamentare, ci sono diversi aspetti che la procura capitolina ha intenzione di accertare: il motivo per cui An ha creduto opportuno vendere un bene frutto della donazione di una sua iscritta a un soggetto «che non è assolutamente trasparente». E ancora. Verificare il motivo per cui il partito non ha contattato un agente immobiliare prima di vendere la casa per capire quale fosse il valore dell'immobile. Lo stesso senatore ha infatti riferito agli inquirenti che nei prossimi giorni consegnerà la documentazione che fa riferimento alla richiesta di trattare la casa, ricevuta nel 2001-2002 e «girata» al senatore Pontone (anche lui interrogato dagli inquirenti). «Questi documenti li farò avere ai pm perché possano verificare come già al momento della dichiarazione di successione Alleanza Nazionale dichiarò un valore "fiscale" dell'immobile superiore a quello accettato dieci anni dopo e materialmente ricevuto per la sua vendita». Come dire che l'ex partito di Gianfranco Fini avrebbe accettato 300 mila euro, prezzo che corrispondeva alla cifra stabilita dieci anni fa. Caruso, infine, avrebbe affermato davanti ai magistrati di non essere mai entrato nell'abitazione di Boulevard Princesse Charlotte, ma di averla solo vista dall'esterno, negando inoltre di aver mai ricevuto una richiesta d'acquisto per l'appartamento, per un valore superiore a quello che è stato poi il ricavato della vendita. Allo stato, comunque, la procura di Roma non ha intenzione di convocare il fratello di Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera. I magistrati vogliono infatti prima leggere le carte che deve inviare il Principato di Monaco e poi decidere chi altro interrogare. Davanti agli inquirenti, si sono già seduti, sempre come persone informate sui fatti, la segretaria particolare di Gianfranco Fini, Rita Marino, Donato Lamorte, deputato nonché ex tesoriere ed ex capo della segreteria del presidente della Camera, e il senatore di An Francesco Pontone. Quest'ultimo ha riferito ai pm che non ha fatto altro che eseguire gli «ordini» del partito.

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