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Sul lodo Alfano prove tecniche di accordo

Niccolò Ghedini

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Una riunione tra i vertici del Pdl del Senato e il legale del premier Niccolò Ghedini per fare il punto sul Lodo Alfano. È stata organizzata per oggi a Palazzo Madama e vi dovrebbe partecipare, tra gli altri, il capogruppo del partito in commissione Giustizia della Camera Enrico Costa. Lungo colloquio, ieri, invece, tra Ghedini e il presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Giulia Bongiorno. Sul Lodo Alfano, insomma, c'è gran fermento nella maggioranza. Ma fa discutere anche l'opposizione. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, ad esempio, ribadisce che potrebbe essere questa «l'unica soluzione percorribile» per dare al premier una sorta di scudo giudiziario che gli consenta di governare. Anche se non si sbilancia: è una questione che comunque andrebbe valutata molto seriamente, avverte, e per farlo lui dovrebbe prima convocare i suoi parlamentari per sapere come la pensano. I finiani ribadiscono che, allo stato, il Lodo è la soluzione «più potabile» per consentire al presidente del Consiglio di esercitare il proprio mandato. Ma su tutta questa «apertura» da parte di Fli e dei centristi pende un'incognita: le modifiche che si intendono introdurre al Senato e che prevedono in sostanza un'estensione dello scudo per il premier e per i ministri anche a tutti i processi cominciati prima del conferimento dell'incarico. La modifica, annunciata a giugno dal presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli, ha trovato poi applicazione in un emendamento presentato dal senatore del Pdl Gabriele Boscetto. Che di fatto ha recepito un parere espresso dalla commissione Giustizia votato a maggioranza.   Nella proposta di modifica, depositata il 7 luglio scorso, si stabilisce che le «disposizioni della presente legge costituzionale» si applichino «anche in relazione a fatti antecedenti alla assunzione della carica, nonché ai processi in corso alla data della sua entrata in vigore». La previsione nel testo originario veniva fatta valere solo per il Capo dello Stato. Ora, se verrà approvato l'emendamento Boscetto, varrà anche per presidente del Consiglio e per i ministri. Su tale proposta di modifica il presidente della commissione Affari Costituzionali e relatore del testo, Carlo Vizzini, si è rimesso alla volontà del governo. E il governo, rappresentato dal sottosegretario alla Giustizia Elisabetta Casellati, ha espresso parere favorevole. A luglio, sulla possibile estensione dello scudo per premier e ministri, scoppiò un'aspra polemica. Casini disse che «il troppo stroppia», mentre il finiano Fabio Granata espresse «forti perplessità». Eppure, spiegarono i tecnici, l'inserimento della precisazione si era reso necessario per evitare un'interpretazione troppo restrittiva della legge da parte dei magistrati. Un'interpretazione che avrebbe potuto mettere a rischio alcuni processi relativi a Berlusconi. Nella Lega, intanto, si assicura che si farà il massimo dello sforzo per assicurare al presidente del Consiglio uno scudo giudiziario. Ma si avverte anche che di fare passi indietro sul «Porcellum», per un eventuale scambio scudo-legge elettorale, non se ne parla proprio.

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