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Niente carte da Montecarlo E il ritardo diventa un giallo

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Perché Montecarlo ci mette così tanto a inviare i documenti chiesti dai pm romani sul caso Tulliani? La rogatoria internazionale è stata inoltrata da Piazzale Clodio lo scorso 5 agosto nell'ambito dell'inchiesta contro ignoti per il reato di truffa aggravata scattata dopo la denuncia di alcuni esponenti de La Destra di Francesco Storace. A più di un mese di distanza e nonostante il pressing telefonico dei magistrati capitolini, dal Principato non è arrivato ancora nulla. Certo, il sistema ha i suoi riti, ritmi e tempistiche. Poi la rogatoria bisogna saperla redigere, se vuoi ottenere il risultato. Ma dal Principato fonti riservate fanno notare che «la decisione è politica perché se si affermasse il principio dell'accoglimento senza i requisiti i funzionari sarebbero costretti a fare gli straordinari». Tradotto: forse ci stanno mettendo così tanto perché hanno riscontrato alcune falle nelle procedure. Si tratta solo di congetture, sia chiaro. Di certo i solleciti della procura di Roma sono finora caduti nel vuoto e nel gran casino di Montecarlo restano ancora molti punti oscuri da chiarire anche per le autorità della Rocca. A cominciare dal mistero del mancato esercizio della prelazione da parte dello Stato monegasco nei (doppi) sei mesi previsto per legge, considerato il prezzo fuori mercato. Nel Principato esiste infatti un'ordinanza, la numero 1016 del 4 novembre 1954 che dà seguito all'art. 28 della legge 580 del 29 luglio 1953. Le norme dettano le modalità di esercizio del diritto di prelazione sull'acquisto di immobili da parte dei Grimaldi. In sostanza lo Stato riprende la proprietà del bene immobiliare ceduto versando all'acquirente il prezzo riportato nell'atto maggiorato del 10%. Di solito il diritto di prelazione viene esercitato per riprendere un immobile venduto a un prezzo molto basso oppure per motivi di politica sociale (farci un ufficio pubblico, darlo in uso a un funzionario, un anziano, un indigente) urbanistica (demolizione di una palazzina) o fiscale (tassa pagata sul rogito irrisoria). La «svista» del Principe Alberto in questa occasione ha quindi sorpreso i «mastini» del real estate in Costa Azzurra. Non solo. Le stesse fonti puntano il dito sulla necessità, anche per le società off-shore come quelle che si sono palleggiate la casetta della contessa, di aprire un conto bancario a Montecarlo. Un dettaglio importante perché lì è custodita la prova del cosiddetto B.O., acronimo di Beneficial Owner, ovvero la persona fisica beneficiaria al termine della catena societaria o fiduciaria.   «È un tassello fondamentale per determinare la titolarità di qualsiasi bene suscettibile di valutazione economica: a tale proposito si sottoscrivono determinati formulari che fanno stato in materia civile, amministrativa e penale», ci spiegano da Monaco dove si dichiarano anche sorpresi del mancato intervento del SICCFIN. Ovvero il severissimo servizio di informazione e controllo sui circuiti finanziari che periodicamente effettua profondissime due diligence anti riciclaggio alle banche di Montecarlo per evitare strumentalizzazioni della piazza. Non vanno infine dimenticati i requisiti chiesti dai Grimaldi nel concedere la residenza: per ottenere una carta di soggiorno monegasca devono essere forniti per legge alcuni documenti tra cui un contratto di affitto (esaminato da una commissione ad hoc) o un atto di proprietà, un documento di lavoro concesso dal Servizio di Impiego del Principato, o un'altra giustificazione professionale, o una domanda d'autorizzazione per creare un commercio, una società, o una attestazione bancaria giustificante i mezzi sufficienti a vivere senza lavorare. Quale è stata la giustificazione professionale inserita da Tulliani nella domanda? Che garanzie ha presentato? Insomma, le procedure sono state seguite alla lettera o è bastato presentare un biglietto da visita importante per saltare qualche passaggio?  

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