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Fini vede nero

Gianfranco Fini

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L'annuncio arriva quando su Roma sta per scendere la sera. Francesco Nucara esce da Palazzo Grazioli: «I numeri ci sono. Arriviamo a 20 deputati senza iniezioni del Pdl: si tratta di gente che fino ad ora non ha votato la fiducia a Berlusconi». Che vuol dire? Venti deputati è la soglia minima per creare un gruppo autonomo alla Camera, che si chiamerà della Responsabilità nazionale. E, per pura coincidenza, sono anche i voti che occorrono a Berlusconi per dimostrare che Casini e soprattutto Fini sono ininfluenti. Infatti Pdl e Lega Nord arrivano a 296 voti disponibili, per avere una maggioranza autonoma (la metà più uno dei deputati) sono necessari altri - appunto - venti voti. Dunque, l'annuncio di Nucara non è da poco. Dimostra infatti che in questo modo il gruppo di Futuro e Libertà non è determinante per la fiducia dell'esecutivo. E di conseguenza la strategia del logoramento, almeno per ora, dovrà essere messa da parte. Ma è anche uno schiaffo a Casini che appena domenica dal palco di Chianciano si era lasciato andare alla sua personalissima previsione: «Non si farà il gruppo della responsabilità». Nucara invece si mostra ottimista. «Io ero e sono molto cauto su queste cose - afferma il segretario del Pri - non dico gatto se non ce l'ho nel sacco. Ma posso tranquillamente affermare che il nuovo gruppo ci sarà. Arriviamo a 20 senza iniezioni del Pdl. I nomi non li so e se li sapessi non li direi ai giornalisti. Ma è tutta gente che finora non ha votato la fiducia a Berlusconi, eccezion fatta per noi repubblicani». E chi sono? Berlusconi ha parlato solo di gruppi di appartenenza senza fare i nomi che possiamo in parte ricostruire. Per il premier con lui ci sono non 20 ma 22 deputati. Considera i cinque di Noi Sud che fanno capo al sottosegretario agli Esteri Enzo Scotti (Elio Vittorio Belcastro, Antonio Gaglione, Arturo Iannaccone, Antonio Milo, Luciano Mario Sardelli), due Repubblicani e Popolari (lo stesso Nucara e Francesco Pionati), tre Liberaldemocratici (Maurizio Grassano, Daniela Melchiorre e Italo Tanoni), sei Udc (Saverio Romano, Calogero Mannino, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo, Michele Pisacane e un sesto: circolava il nome di Luca Volontè), due Futuro e Libertà (si fanno i nomi di Souad Sbai e Catia Polidori), due Api di Rutelli (si dice Massimo Calearo e Bruno Cesario) e due Italia dei Valori (i nomi che girano sono Renato Cambursano e l'ex dipietrista oggi nel gruppo misto Amedeo Porfidia, nei giorni scorsi s'era fatto anche il nome dell'operaio chietino Antonio Razzi). Che il tempo dalle parti del Cavaliere volgesse a bello lo si era capito sin dal mattino, quando Silvio Berlusconi partecipa in collegamento telefonico a Mattino Cinque. Il premier esclude netto il voto anticipato e ribadisce che gli italiani vogliono che il governo vada avanti. Si dice certo che i finiani comunque saranno «leali» e ripete che il processo breve non farà parte dei cinque punti che presenterà a fine mese. Come ulteriore segnale distensivo le telecamere de La7 beccano al Bar Ruschena sul lungotevere il ministro della Giustizia Angelino Alfano mentre chiacchiera con il capogruppo di Fli Italo Bocchino. Proprio mentre tra i seguaci dei due fondatori del Pdl sembra tornare all'improvviso il sereno, arriva l'annuncio di Nucara che chiaramente punta a mettere fuori gioco Fini e in seconda battuta anche Casini. Tra i finiani regna subito l'imbarazzo, tanto è vero che nessuno commenta salvo Granata che s'incunea pure nella battaglia tra centristi siciliani. Solo in serata, il direttore del Secolo d'Italia, Flavia Perina, commenta sarcastica: «È solo un bluff». E aggiunge stizzita: «Non è un problema - dice - e comunque dei voti di Fli non si può fare a meno». Quel che è certo, bluff o non bluff, è che se Berlusconi riuscisse a raggiungere l'autosufficienza di quota 316 (o 318) comunque non potrebbe immaginare di proseguire la legislatura con appena qualche voto di maggioranza senza finiani. E dunque sarebbe costretto comunque ad aprire una trattativa più complessiva con Casini. Che a quel punto, come Fini, si troverebbe comunque un potere contrattuale decisamente ridotto.

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