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E in Russia Silvio si sfoga Nel mirino Fini e i magistrati

Silvio Berlusconi e il premier russo Medvedev

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Silvio Berlusconi è un fiume in piena e sceglie il palco del forum sulla democrazia di Yaroslavl, cittadina nel cuore della Russia, per lanciare le sue frecciate. E così eccolo che nel blindatissimo auditorium scandisce la sua scaletta: per prima cosa attacca duramente i giudici italiani, poi si rivolge al presidente della Camera derubricando a «piccole questioni» quelle di chi, invece dell'interesse nazionale, ha a cuore solo la sua «aziendina politica». E infine scaccia lo spettro delle elezioni anticipate, assicurando che il suo governo «andrà avanti per gli altri tre anni di legislatura». Il presidente del Consiglio prende la parola dopo l'ospite Dmitri Medvedev e il suo intervento arriva immediatamente a colpire le toghe politicizzate: «Nel mio Paese la magistratura ha raggiunto un potere che non ha limiti. La magistratura deve essere potere dello Stato e non ordine dello Stato». Dichiarazione alla quale, immediatamente dopo, il presidente del Consiglio ha fatto seguito parlando ai microfoni di SkyTg24: «Molte accuse della magistratura sono assolutamente inventate e mettono a rischio la governabilità del Paese. Berlusconi ha voluto però dedicare qualche battuta anche sullo scontro interno alla maggioranza raccontando di aver ricevuto, da molti amici a Yaroslav, domande su cosa stia succedendo in Italia: «Li ho rassicurati - ha detto dal palco con chiaro riferimento al dibattito politico interno e alle tensioni con Gianfranco Fini-: sono piccole questioni di professionisti della politica che vogliono avere la loro aziendina politica. Ma sono cose che non toccano la governabilità». Tanto che non ha avuto alcun problema a ribadire che: «Il mio governo andrà avanti per i tre anni di legislatura» che ancora mancano spiegando però che in Italia i «governi sono fragili» anche a causa di un'architettura costituzionale che fa si che «l'esecutivo deve far passare tutta la sua attività all'approvazione delle Camere». Ma i sassolini dalle scarpe Berlusconi decide di toglierseli quando, incurante di trovarsi nel cuore dell'ex impero sovietico, decide di infrangere ogni tabù denunciando l'oro di Mosca che affluiva copioso nelle casse dell'allora Partito comunista italiano, aiutato ancora dalla «magistratura di sinistra e politicizzata» a farla franca durante il repulisti di Mani Pulite, con i giudici che di fronte alle macerie della Prima Repubblica volevano spianare la strada al potere ad un partito «non democratico». Un affondo che forse, più di tutti, ha fatto infuriare Massimo D'Alema, anch'egli invitato al forum come relatore, che ascoltava Berlusconi dalle prime file scuotendo più volte la testa e sbottando alla fine con i giornalisti: «È grave usare una sede internazionale per lanciarsi in polemiche politiche interne, lanciare frecciate agli alleati, criticare la magistratura ed esprimersi sulla natura democratica dei partiti del suo Paese: un capo del governo di questo genere - continua l'ex ministro degli Esteri - se ne vada al più presto».   In Russia, infine, tra un affondo e un altro, il Cavaliere ha voluto comunque porre l'accento sui successi del suo governo ricordando l'impegno nel finanziamento «di una istituzione italiana che parte dall'iniziativa di un sacerdote magico di 90 anni». Il riferimento logicamente è a Don Verzè che ha l'obiettivo di aumentare la vita media a 120 anni. In conclusione non potevano mancare le lodi ai padroni di casa, Medvedev e Putin, definiti due «doni del signore» per la democrazia russa.

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