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Fumogeni sociali contro Bonanni

Bonanni, Cisl

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Il leghista Calderoli non va tanto per il sottile, e la chiama festa mattatoio. Stiamo parlando dell'appuntamento organizzato dal Pd a Torino. Voleva essere una occasione di confronto. Invece ormai è un'arena. Agli ospiti viene quasi sempre riservato un trattamento particolare a base di insulti. Ieri però si è andati ben oltre. Ai fischi che avevano accolto Marini e soprattutto Schifani si è aggiunta una vera aggressione, vittima il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. Il sindacalista è stato colpito da un fumogeno e costretto a lasciare in tutta fretta l'area dove doveva svolgersi un dibattito con Enrico Letta.   Portato via frastornato e con il giaccone bruciacchiato. Stavolta i contestatori erano arrivati fin sul palco e per fortuna in sala c'erano militanti e dirigenti della Cisl che hanno evitato il peggio. E il Pd? Chiede scusa, si interroga. Accusa le forze di polizia di non averli tutelati. Il questore risponde seccato e comunque la polizia ha individuato e denunciato una ragazza che avrebbe lanciato il fumogeno. Studentessa aderente a un centro sociale. Ma c'è anche, all'interno del partito, chi mette sotto accusa un'organizzazione incapace di garantire un normale dibattito politico. Eppure c'erano stati dei precedenti. Qualche fischio nei dibattiti, poi la contestazione dei grillini contro Schifani. E ieri in campo i violenti che hanno fatto di peggio. Se c'è chi rimpiange le vecchie, ma più sicure feste dell'Unità; c'è anche chi si chiede, come il moderato Follini, se il suo sia il partito dei fischi. E a Bersani, così come con Schifani, è toccato prendere il telefono per scusarsi, per denunciare lo squadrismo, le provocazioni. Come biglietto da visita non c'è male per un partito che vorrebbe governare e che non riesce ad assicurare nemmeno un confronto. Così fa un po' di tenerezza Letta che dal palco cerca di fermare i violenti accusandoli di essere antidemocratici. Questo lo sapevano già. E come da copione si apre nel Pd subito un confronto interno. Sotto accusa l'organizzazione, ma tutti attaccano non si sa bene chi, come se a preparare gli incontri fossero i «compagni» provenienti da Marte. Ma è anche lo spunto per riaprire la lotta infinita sul cartello elettorale. Riflettiamo sulle alleanze dicono in tanti puntando il dito su chi vorrebbe aprire il partito a sinistra. Nessuna sponda ai centri sociali dicono altri. Ma sotto sotto c'è la diffidenza di una parte del Pd verso Vendola o Di Pietro, che stavolta si dissociano. Ma c'è chi chiede una presa di posizione più netta. Difficile se poi c'è Franceschini che punta il dito sulle tensioni sociali. Comunque quella che una volta era l'occasione per rinsaldare il partito diventa un nuovo terreno polemico, un'altra conferma di chi è perennemente in crisi. E come se non bastassero le questioni interne: alleanze, leader. Ci si mettono gli altri, la sinistra, a gettare benzina sul fuoco. Stavolta però i fatti di Torino sono gravi. E si preoccupano un po' tutti. Sindacalisti, uomini di governo e esponenti politici condannano il clima di intimidazione ed esprimono solidarietà a Bonanni. Intanto il Pd si lecca le ferite, stavolta non può accusare Berlusconi ma i potenziali alleati. E Bersani telefona. Che altro può fare?

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