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Gli ex An: "È lui che ha tradito"

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Ignazio La Russa

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È stato un discorso duro, sferzante. La rottura è ormai consumata. Tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi c'è un fossato incolmabile ma se il Pdl «è morto e c'è solo il partito del predellino» (sono le parole del presidente della Camera), manca ancora il partito della scissione. Futuro e Libertà resta un gruppo parlamentare e ora dentro il Pdl ci si interroga su quelle che saranno le prossime mosse di Fini. Cioè cosa accadrà quando le critiche di Fini si misureranno sul campo parlamentare con le iniziative del Pdl. «Mi auguro che quello che ha detto Fini sui 5 punti sia una linea positiva di appoggio in Parlamento e non una tattica di logoramento» è la reazione a caldo del capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto che punta anche l'indice sul doppio e incompatibile ruolo di Fini «leader di una formazione politica e presidente della Camera». Quanto ai richiami di Fini sulla riforma della giustizia per Cicchitto esistono due questioni: superare l'uso politico perchè i magistrati fanno politica e Berlusconi non deve essere sottoposto al bombardamento di cui è vittima dal '94». Fini ha lanciato strali velenosi anche contro quei «colonnelli che hanno cambiato generale e sono pronti a farlo un'altra volta». E Gasparri, capogruppo del Pdl in Senato, ha replicato a tono: «Affermazioni ridicole. Noi non abbiamo cambiato le nostre idee; Fini invece sì, a partire dall'immigrazione e dalle coppie di fatto di cui non ha parlato. Fini ha fatto un frullatore tra Almirante e le bandiere di associazioni gay....». Gasparri poi invita Fini a «rispondere ai giornali che gli fanno domande su dei beni che appartengono a una storia e ad una comunità che rispettiamo. La gente giudicherà l'incoerenza delle sue affermazioni ridicole». E aggiunge: «Comunque meglio i colonnelli che i cognati». E all'accusa agli ex vertici di An di aver cambiato bandiera, replica piccato anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa. «Non sono i colonnelli che hanno cambiato generale anche perchè è stato lui ad indicarci Berlusconi come leader, ma è il nostro generale che ha cambiato bandiera». C'è chi va oltre e considera nel discorso del presidente della Camera il manifesto della nascita di un nuovo partito. «Fini fonda di fatto un nuovo partito che si presenterà, come ha annunciato, alle elezioni amministrative» afferma Giorgio Stracquadanio. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno sostiene che «ormai Futuro e Libertà è fuori dal Pdl, è un altro partito». Ma Fini «ha fatto parlare più il risentimento verso Berlusconi e il Pdl che la politica».   Alemanno comunque vede «ancora un margine per verificare se, nonostante la fuoriuscita, i finiani continueranno ad appoggiare il governo e fare questo patto di legislatura. Ma occorre chiarezza per non lasciare zone d'ombra». Per il ministro Altero Matteoli, altro ex An, «non è vero che il Pdl non esiste più per la semplice ragione che Fini non rappresenta tutta quella destra di cui ha parlato oggi, ma solo una piccola porzione». Detto questo il presidente della Camera «non può affermare di voler ricreare attorno a se stesso un nuovo Pdl, senza essersi prima confrontato con gli elettori». Repliche anche dalla Lega. Per Bossi «non ha detto niente di nuovo e ha dato ragione alla sinistra». Per Maroni «è rinata An e ora bisogna valutare se andare avanti». Ma mentre dentro il Pdl rimbalzano i commenti su quanto è accaduto a Mirabello, Berlusconi sceglie al momento la linea del silenzio. Lascia che a parlare sia il portavoce Paolo Bonaiuti che mette subito in chiaro: «se ci saranno le solite indiscrezioni di fantasia saranno smentite. Il premier non fa nessuna dichiarazione».

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