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Tremonti esclude stangate ma spinge sui contratti tedeschi

Il ministro Giulio Tremonti

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Ci si è messo anche il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dopo aver escluso ieri a Cernobbio l'ipotesi di nuove stangate d'autunno, a indicare una delle possibili via d'uscita per rimettere in moto la sgangherata macchina dell'economia italiana. Sulla falsariga di quanto detto dal Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi e del banchiere Corrado Passera anche lui, ieri, ha chiesto contratti alla tedesca. E cioè la possibilità che una parte degli accordi tra lavoratori e imprenditori sia regolata non a livello nazionale ma a quello aziendale o territoriale. Una possibilità già concessa secondo un accordo siglato dalle parti sociali (tranne la Cgil) ma ancora non messo concretamente in opera. È da questo snodo che dovrebbe passare il rilancio del sistema Italia. E ieri lo stesso Tremonti ha chiesto per questo anche il contributo dell'opposizione. Non solo. Un invito nello stesso senso è arrivato anche da Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del consiglio della Banca Centrale Europea. Insomma l'applicazione della cosiddetta contrattazione di secondo livello sembra essere diventata la ricetta unica di politici ed economisti per aumentare la competititività del Paese. La stessa Bce per bocca del suo presidente Jean Claude Trichet ha in qualche modo dato sostanziale appoggio a tutte le azioni dei governi per aumentare la torta della ricchezza prodotta in Eurolandia. Da Cernobbio dove si sta tenendo il Workskop Ambrosetti Trichet ha ribadito che il mandato principale della Bce è quello di garantire la stabilità dei prezzi, e noi l'abbiamo fatto. Il tasso di inflazione medio degli ultimi 11 anni e mezzo è stato dell'1,97%. Ora si deve passare a una fase nuova, di crescita, e «uno degli elementi, non il solo, che dovrebbero essere alla base di una crescita sostenibile è la creazione di posti di lavoro. I governi si devono occupare della competitività dei loro paesi all'interno dell'Eurozona». Invito chiarissimo. Tremonti ha lanciato segnali rassicuranti anche agli italiani al ritorno dalla ferie: «Non c'è bisogno di una manovra in autunno, ci sarà una finanziaria che conterrà la manovra in tre tabelle. È finita la fase che ci ha portato da ultimo a fare la manovra». Infine il ministro dell'Economia ha difeso il federalismo fiscale in rampa di lancio. E che altro non è che «un allineamento dell'Italia all'Europa, il rimuovere un'anomalia fortissima». E di Europa economica al workshop di Cernobbio ha parlato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Se l'Europa vuole essere protagonistaondo Napolitano, deve «rinnovare il patto di stabilità e di crescita» e bloccare «l'aggravarsi del debito pubblico e del debito sovrano degli Stati, compiendo nello stesso tempo ogni sforzo per promuovere lo sviluppo dell'economia europea, evitando rischi di deflazione, contribuendo al rilancio dell'economia mondiale in una fase ancora incerta». A questo proposito l'agenda politica dà indicazioni precise: «Dare il via - ha spiegato - entro la fine dell'anno ad un preciso piano nazionale di riforme» e una nuova politica industriale per la quale «dovrebbe prepararsi anche l'Italia». Napolitano ha chiesto anche l'avvio di un'agenzia di rating Ue.  

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