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Pensava di evitare l'arresto cambiando Stato, convinto che l'Italia per lui fosse il paese della cuccagna, con regole diverse, dove chi ha mandati di cattura sulla testa arriva, diventa un invisibile e se la spassa

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RobertKucharzyszyna, 38 anni, aveva questa convinzione, come altri stranieri prima di lui. Due anni fa è fuggito dal suo paese ed è stato arrestato dai carabinieri di Torvajanica, sul litorale romano, a migliaia di chilometri di distanza dal tribunale di Zory, vicino Cracovia, che ha aveva spiccato un mandato di cattura europeo per «mancata corresponsione degli alimenti alla famiglia». La microstoria di Robert rappresenta un macrorischio condensato nell'espressione «stato che vai leggi che trovi». Era la sua convinzione. Per mesi, non ha pagato gli alimenti alla sua famiglia. La moglie non molla. Robert allora pensa a una fuga in grande stile, oltreconfine, sino in Italia, a Roma. Si è convinto: nuova nazione altre regole, altra legge. Neppure la ex si ferma. Si rivolge all'autorità giudiziaria e lo denuncia per «mancata corresponsione di alimenti alla famiglia». Le forze di polizia polacche vengono a sapere che ha lasciato la Polonia. Il giudice emette un mandato di arresto europeo: ora Robert è ricercato dalle polizie di mezzo mondo. Lo scorso anno la fuga finisce. Lo trovano i carabinieri di Roma. Robert è rassegnato: la Polonia è più vicina di quanto credesse. Poi però accade qualcosa di inaspettato. La magistratura polacca non ha inviato in tempo i documenti per l'estradizione e per il lui si riaprono le porte del carcere. A questo punto crede che il reato sia roba vecchia e riprende a vivere di espedienti, senza fissa dimora, in un casotto nelle campagne di Torvajanica, come se in Italia si potesse tutto. Il tribunale polacco invia di nuovo la richiesta di estradizione alla corte d'Appello di Roma, la documentazione viene perfezionata da ministero degli Esteri italiano e Interpol, e ricomincia la caccia di Robert. Fino all'altro ieri pomeriggio. Lo fermano i carabinieri di Torvajanica. Adesso è nel carcere di Velletri: lo riporteranno in patria i poliziotti polacchi. Il rischio all'orizzonte è nelle parole del comandante provinciale dei carabinieri di Roma, il generale Vittorio Tomasone: «Bisogna rendere omogenea la legislazione, soprattutto quella che riguarda la convivenza civile tra i paesi dell'Ue. Il cittadino europeo - spiega - deve sapere che se commette un reato viene perseguito, condannato alle stesse pene che vanno espiate allo stesse modo. Senza unifromità di regole - paventa il generale - ci si potrebbe trasferire da una peaese all'altro per l'utilità di sfruttare un diverso ordinamento o corpo normativo, per vivere fuori dalle regole sociali».

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