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Niente trattative con Fini Silvio sceglie la linea dura

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

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Ormai siamo al gioco del cerino. Nei rapporti tra Fini e Berlusconi sarà decisiva l'Aula. La linea del premier è chiara: si va avanti. Nessuna trattativa con il presidente della Camera, nessuno slittamento del «processo» ai finiani ormai di esclusiva competenza dei probiviri. Una posizione intransigente. Anche perché Berlusconi, come anticipato ieri da Il Tempo, è convinto che il governo ce la farà pure senza Fini. Ci sarebbe la possibilità, infatti, di pescare voti dall'opposizione: qualche deputato dall'Udc e dall'Api ma anche tra i dipietristi. Per ora si attende il discorso che il presidente della Camera farà domenica a Mirabello, anche se il premier non si aspetta colpi di scena. Dopo si vedrà. Toccherà al capo del governo, tre giorni più tardi, dal palco della festa della Giovane Italia, replicare al cofondatore del Pdl. In ogni caso Berlusconi è sicuro del fatto suo. «Non ho cacciato Fini» ha ripetuto ai suoi fedelissimi anche ieri. Certo il presidente di Montecitorio dirà il contrario e tenterà di lasciare il cerino in mano al premier. Ma, ragiona Berlusconi, nero su bianco c'è il documento della direzione di aprile che fa capire come sono andate le cose: noi lo abbiamo votato tutti, loro hanno votato contro e così facendo si sono messi fuori dal Pdl. Nessuno ha cacciato nessuno, insomma. Piuttosto è stato Fini a mettersi fuori da solo. Ieri Berlusconi ha riunito a Palazzo Grazioli i coordinatori del Pdl La Russa e Verdini. Durante la riunione non ci sarebbe stato alcun accenno alla nomina del nuovo ministro dello Sviluppo economico. «Non abbiamo commentato le affermazioni di Napolitano», ha precisato Verdini. Sulla possibilità di recuperare Fini, il coordinatore del Pdl ha spiegato: «Noi siamo fermi e determinati su tutte le posizioni e cerchiamo di vedere quello che accadrà. In queste settimane non è successo niente». Verdini ha anche aggiunto che nella riunione con il premier «non abbiamo parlato di modifiche alla norma transitoria del processo breve. Era una riunione di partito: abbiamo ricominciato a lavorare sul Pdl, c'è una ristrutturazione da porre in atto». Il premier non penserebbe più di tornare alle urne. Se in un primo momento aveva avuto la tentazione di far saltare il banco perché tanto il ricorso alle elezioni sarebbe inevitabile vista la mancanza di una maggioranza alternativa al Senato, adesso ha deciso di aspettare. Di vedere le prossime mosse del presidente della Camera. E di placare i toni. Anche ieri ne ha dato una dimostrazione evidente. All'uscita da Palazzo Grazioli una piccola folla l'ha salutato. Il presidente del Consiglio ha fatto fermare la macchina e ha aperto lo sportello. «Presidente, caccia Fini», ha urlato uno dei presenti. Ma il premier non ha risposto. «Sono in ritardo, devo andare, auguri a tutti», si è limitato a replicare Berlusconi prima di lasciare la sua residenza romana. Archiviata (almeno per ora) la battaglia con Futuro e Libertà l'idea è quella di far ripartire il Pdl, dandogli una struttura «orizzontale», cioè di creare più circoli sul territorio. Ma non è tutto. Alla fine di luglio Berlusconi aveva già parlato della necessità di un'operazione memoria: ricordare cioè ai cittadini gli obiettivi raggiunti dal governo. Ora si comincia. Oggi, infatti, a piazza Navona sarà allestito il primo gazebo. I giovani del Pdl «distribuiranno - spiega il coordinatore di Giovane Italia, Francesco Pasquali - del materiale informativo su quanto ha realizzato il governo Berlusconi in questi primi due anni di attività. Sarà il primo di mille gazebo che, nelle prossime settimane, istalleremo nelle piazze italiane. È il nostro modo per contribuire alla vittoria dei fatti contro le manovre e le alchimie di Palazzo». Ma la tensione con i fedelissimi del presidente di Montecitorio resta alta. È soprattutto la questione giustizia, con il ddl sul processo breve che è indigesto a Fini e ai suoi, a catalizzare lo scontro.

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