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Napolitano scherza ma non troppo

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Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

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Chiede al governo «una seria politica industriale per il Paese», difende il federalismo e l'autonomia degli enti locali e si lascia andare a un'altra battuta sulla assenza, dopo tre mesi, del ministro dello sviluppo economico: «Serve? Va bene allora passo la voce». Giorgio Napolitano ieri mattina ha parlato intervenendo all'inaugurazione a Mestre della nuova piazzetta dedicata a Gianni Pellicani, suo grande amico e compagno di partito scomparso quattro anni fa. E con il suo intervento ha messo d'accordo tutti, sindacati e politici, dal ministro leghista Roberto Calderoli all'Italia dei Valori. «È venuto il momento che l'Italia si dia una seria politica industriale nel quadro europeo, secondo le grandi coordinate dell'integrazione europea – ha spiegato accompagnato dal Governatore Veneto Luca Zaia – Abbiamo bisogno di questo per l'occupazione e per i giovani che oggi sono per noi il motivo principale di preoccupazione». Secondo Napolitano, attorno alla questione della occupazione giovanile si stringono «i nodi dell'economia». «C'è una quota assai consistente di giovani - ha proseguito - che non sono impegnati in processi formativi, né processi lavorativi, né di addestramento al lavoro: dobbiamo riuscire a dare risposte su tutti questi terreni» tenendo conto dei «limiti stretti» in cui si muove l'azione pubblica e «dell'impegno delle risorse nel bilancio dello Stato, punto ineludibile per governo e opposizione».   E a un giornalista che gli ha chiesto se per fare tutto questo ci vuole un ministro riferendosi al dicastero dello Sviluppo economico tuttora vacante e se abbia notizie a questo riguardo Napolitano ha risposto con una battuta: «Lei crede? Allora passo la voce». Poi il Capo dello Stato è intervenuto su questioni più strettamente politiche, parlando di «evoluzione in senso autonomistico e federalistico della nostra Repubblica come garanzia della rinnovata unità nazionale». «Il profilo di amministratore non è minore a quello del parlamentare e del politico – ha aggiunto – i governatori delle Regioni che oltre al loro ruolo amministrativo sono investiti di un forte ruolo di carattere politico che si integra con quello del Parlamento». «Si tratta di una visione evolutiva dello Stato democratico italiano, che nacque ferocemente accentrato – ha sottolineato – e che sta sempre più assumendo caratteristiche di stato delle autonomie che lega strettamente un'unità e indivisibilità della nazione al profilo autonomistico. Questa è l'evoluzione in senso autonomistico e federalistico della nostra Repubblica come garanzia della rinnovata unità nazionale». Infine ha concluso con una raccomandazione: «L'Italia faccia la sua parte in Europa, dia prova di coesione».

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