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"Siamo la Disneyland del Rais"

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Carmelo Briguglio

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I finiani come Di Pietro. Accomunati dall'ostilità al Rais.Gli attacchi al Colonnello vengono principalmente da lì. È di Fare futuro - e quando ti sbagli? - la trovata più fantasiosa: «L'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili», si legge sul periodico on line della Fondazione vicina al presidente della Camera. Nelle passeggiate romane del leader libico, nelle sue stranezze, Carmelo Palma - autore dell'articolo - vede la sua «paradossale centralità nella politica di un governo, quello berlusconiano, che è passato dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione. E visto che Gheddafi paga - conclude Palma - le sue diventano anche le "nostre" ragioni e la sua politica la "nostra"». Sulla stessa linea Generazione Italia, associazione vicina al capogruppo di Fli alla Camera, Italo Bocchino. «Vi immaginate Gheddafi che va a Parigi o a Berlino e organizza un incontro con 500 hostess per dir loro 2diventate musulmane"? Noi no. E non a caso certe pagliacciate Gheddafi le viene a fare a Roma», scrive Gianmario Marinello, direttore dell'associazione, secondo cui «Roma in questi giorni sembra un possedimento extraterritoriale libico». Preoccupato anche il finiano Carmelo Briguglio: «Capisco che per alcuni Tripoli, con affari collegati, valga bene una messa; ma sul piano proprio delle relazioni internazionali, queste visite di Gheddafi da un lato aumentano le distanze tra il governo italiano e i nostri tradizionali alleati, Stati Uniti in testa, e dall'altro creano con la S.Sede e con le gerarchie cattoliche problemi e malumori di cui nessuno sentiva il bisogno». Souad Sbai, deputata di Fli e presidente dell'Associazione donne marocchine in Italia non ha dubbi: «Un conto sono gli interessi economici e un altro sono atti gratuiti di folklore presuntuoso, pretestuoso e umiliante verso la cultura millenaria occidentale», afferma. Tra i finiani indignato anche Gianni di Biagio: «Le derive folkloristiche del colonnello Gheddafi rappresentano uno schiaffo morale e culturale alla nostra storia prima ancora che al ruolo politico dell'Italia», commenta. In realtà qulache dubbio viene anche dalla maggioranza: «Che il colonnello Gheddafi sia un personaggio particolare è innegabile - spiega Stefania Craxi, sottosegretario agli Affari Esteri - Ma francamente, suscita perplessità l'atteggiamento del leader libico nel nostro Paese. Qualunque fede religiosa merita il massimo rispetto, ciò che in questa occasione temo stia mancando nei confronti dei cittadini italiani, in grande maggioranza cattolici. Ad un amico come il colonnello Gheddafi occorre dire parole di verità, in ogni circostanza» afferma, pur riconoscendo che «i frutti positivi del Trattato di amicizia e cooperazione tra Italia e Libia non sono pochi». L'opposizione dal canto suo - ma questi chi erano? - mette in scena la sua protesta contro Muammar. L'Idv oltre a piantare una «tenda della legalità» di fronte alla residenza dell'ambasciatore libico, dove alloggia Gheddafi, gli ha conferito una laurea «horroris causas» per «tutti gli orrori commessi dal colonnello dal 1969 a oggi». Secondo Pier Luigi Bersani gli «show» del leader libico sono «figli» della politica estera dell'attuale governo. «Più che teatrino libico è il teatro della politica estera berlusconiana - accusa il leader del Pd - fatta delle cosiddette relazioni speciali, "io sono amico di Gheddafi, io sono amico di Putin", che ci ha portato a star fuori da tutte le cose rilevanti». Per il vicesegretario del Pd Enrico Letta, la battuta del leader libico sulla possibilità di «islamizzare» tutto il Vecchio Continente «è una provocazione grave perché la forza dell'Europa è proprio l'opposto: quella di essere un'unione di minoranze dove nessuno cerca di sopraffare gli altri». Già. Letta dovrebbe spiegarlo ai suoi amici finiani.

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