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E la Fiom va all'attacco dell'ad

Gli operai licenziati dalla Fiat all'ingresso dello stabilimento di Melfi

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Reazioni contrastanti al discorso pronunciato dall'ad di Fiat, Sergio Marchionne, al Meeting Cl di Rimini. Un intervento quasi tutto incentrato sulla difesa della linea adottata dalla Fiat a Melfi, nei confronti dei tre operai licenziati di cui i giudici del lavoro hanno ordinato il reintegro, e del suo progetto «Fabbrica Italia» per rifondare l'industria automobilistica italiana, ma anche sulla necessità che l'Italia superi la sua paura del cambiamento. Nel centrodestra pieno sostegno a Marchionne arriva dagli ex radicali Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, e Benedetto Della Vedova, ora nel gruppo Fli. Critici Pd e Idv e molto severi i giudizi da Cgil e Fiom, anche se tra Marchionne ed Epifani si registrano prove di dialogo, con l'ad Fiat che si dice «totalmente aperto» a parlare con il segretario Cgil, il quale ieri, dalle pagine del Corriere della Sera, aveva dichiarato che «se da Marchionne arrivasse un segnale di disponibilità, la Cgil e la Fiom lo coglierebbero e il dialogo potrebbe ripartire». Capezzone chiede alla politica italiana di avere «la lungimiranza di sostenere Sergio Marchionne, che si sta dimostrando un coraggioso innovatore», e osserva che «le scelte di Marchionne rappresentano un test per tutti coloro che credono in un modello contrattuale più moderno», «nell'interesse comune sia dei lavoratori sia dei datori di lavoro».   «Ha ragione Marchionne», afferma anche Benedetto Della Vedova, vicecapogruppo di Fli, «l'Italia deve cambiare», affrontando «un ambizioso programma di riforme sul fronte della spesa pubblica, della tassazione, del welfare, del mercato del lavoro e dell'efficienza del sistema-Paese». Più tiepido, nell'ambito della maggioranza, il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che si richiama all'appello del presidente della Repubblica alla Fiat «per trovare una soluzione al problema dei tre operai reintegrati con sentenza della magistratura, evitando che una radicalizzazione di questa vertenza, in sè limitata, abbia riflessi negativi su intese positive che riguardino il problema globale». «Dispiace che nel discorso di Marchionne non ci sia stata una parola nuova per favorire la ripresa del dialogo a Melfi e che egli non abbia fatto cenno alle prospettive sui temi della ricerca e della produzione Fiat», osserva il responsabile economia e lavoro del Pd, Stefano Fassina, concedendo all'ad del Lingotto di avere «ragione a dire che l'Italia deve cambiare per poter stare a testa alta nella competizione internazionale». «Non aiuta» però dire che i lavoratori «ragionano con la testa dell'Ottocento», «l'esigenza di nuove relazioni sindacali esiste - spiega Fassina - ma il problema è come impostare questa prospettiva, a partire da un ripensamento delle forme di democrazia e rappresentanza a livello aziendale». E certo non aiutano, conclude, «la completa assenza di politica industriale da parte del governo» e i tentativi del ministro Sacconi di «strumentalizzare la vicenda Fiat per promuovere una competizione fondata sulla regressione dei diritti dei lavoratori». Marchionne «difenda la classe operaia del nostro Paese, altrimenti la difenderà il popolo dalle piazze», intima il senatore dell'Idv Stefano Pedica. Più duri Cgil e Fiom. Per uno degli operati licenziati a Melfi, Antonio Lamorte, «Marchionne non ha recepito il messaggio del capo dello Stato». Un discorso «di puro stampo reazionario», da «padrone delle ferriere dell'Ottocento», quello di Marchionne, accusa Giorgio Cremaschi, della Fiom-Cgil. Giudica «inutili» le aperture di Guglielmo Epifani ad una ripresa del dialogo e accusa la Fiat di interpretare «un disegno autoritario che colpisce il lavoro e attraverso questo tutta la Costituzione», e nei cui confronti «non ci deve essere dialogo ma conflitto», tutto il resto è «ipocrisia». «Dobbiamo difendere il diritto alla critica e all'opposizione democratica, diritti fondamentali dei lavoratori previsti dalla Costituzione che questo governo, con l'aiuto di Bonanni e Angeletti, si appresta a cancellare», commenta il segretario regionale della Fiom-Cgil Basilicata, Emanuele De Nicola, mentre Antonio Pepe, segretario della Cgil Basilicata, si dice «basito» dalle parole di Marchionne «che continua a sostenere il presunto sabotaggio».

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