Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Alemanno, il ponte del Cav con i finiani

Gianni Alemanno

  • a
  • a
  • a

RIMINI - La location era quella del Meeting di Rimini, ma per il sindaco Gianni Alemanno è stata una giornata all'insegna di Roma. Prima un incontro con Nino Benvenuti presso lo stand che il Comune ha realizzato all'interno della kermesse riminese per lanciare la sfida olimpica del 2020. Poi un pranzo con alcuni imprenditori della Compagnia delle Opere di Roma e Lazio. E, infine, l'appuntamento per parlare del quoziente familiare assieme al sindaco di Parma Pietro Vignali e il governatore Roberto Cota. In mezzo la discussione sui rom scatenata dalla morte di un bambino nel rogo del campo nomadi in zona Magliana. Quando però Alemanno si presenta in conferenza stampa la politica nazionale fa capolino. E la questione è tutt'altro che irrilevante. Il sindaco è infatti chiamato ad esprimersi sul tormentone del momento: la necessità di togliere ai finiani qualsiasi incarico di partito. «Credo che le scelte politiche - spiega - devono essere precedenti e molto più importanti di qualsiasi scelta di carattere burocratico, di carattere disciplinare interno, di partito. Prima è importante fare la verifica se c'è questa convergenza politica intorno al programma votato dagli elettori. La nostra strada maestra è evitare elezioni e non tradire il mandato degli elettori».   Insomma la priorità, per il sindaco, sono i cinque punti fissati durante il vertice del Pdl. Tutto il resto può aspettare. Una posizione profondamente diversa da quella del coordinatore nazionale Ignazio La Russa che, al contrario, vorrebbe chiudere i conti con i finiani prima possibile. E forse non è un caso. Alemanno, infatti, ha sempre lavorato per ricucire lo strappo con gli ex compagni di partito. E, ancora oggi, pensa che l'anima meno estremista di Fli sia recuperabile, anche a livello di rapporti umani, al 60%. Non solo. Il sindaco di Roma vuole rafforzare l'asse con il premier Silvio Berlusconi che, dopo il vertice di Lesa, ha chiuso, almeno per ora, il capitolo elezioni anticipate. Forzare la mano con i finiani in questo momento, quindi, significherebbe riaprire lo scontro con tutte le conseguenze del caso. Meglio concentrarsi sulle cose da fare, sulla politica. Cercando di ricompattare il più possibile il Pdl. Un'ipotesi che non piace all'anima lealista degli ex An che si sente minacciata da un ritorno stabile di Gianfranco Fini e dei suoi nella maggioranza. Gianni Alemanno no. Il sindaco di Roma è ormai diventato a tutti gli effetti il «baluardo» del premier nel centro-Sud. Non tanto come capacità di mobilitare uomini all'interno di Regioni, Comuni e Province, quanto per il fatto che è l'unico a poter fare, con autorevolezza, il contraltare della Lega. La vicenda del quoziente familiare è l'esempio più concreto. Il sindaco di Parma Vignali l'ha lanciato come sperimentazione sul territorio, Alemanno lo ha seguito a ruota ed oggi il tema è entrato stabilmente nel programma di governo tanto che è contenuto nei cinque punti e Giulio Tremonti («uno che non ti regala niente - commenta il sindaco - nemmeno le parole») ne ha parlato pubblicamente intervenendo al Meeting. C'è solo un piccolo problema: il protagonismo sulla scena nazionale potrebbe trasformarsi in un boomerang a livello locale. Alemanno sa benissimo, infatti, che non può usare il Campidoglio come trampolino per Palazzo Chigi. Così ha deciso di cautelarsi aprendo le porte della maggioranza comunale a Udc e La Destra. Ufficialmente è un modo per replicare a Roma la situazione che c'è in Regione. Ufficiosamente è un tentativo per rendere la giunta politicamente più solida così che Alemanno possa dedicare tempo alle vicende del Pdl senza per questo penalizzare la città. L'idea è quella di affidare ai centristi un ruolo di garanzia, con un incarico che abbia a che fare con Roma Capitale, mentre sul partito di Francesco Storace si sta ancora discutendo. Insomma Alemanno non sta con le mani in mano e un assist, paradossalmente, potrebbe arrivargli proprio da Fini. Gli uomini più vicini al sindaco sono infatti sicuri che difficilmente il presidente della Camera lancerà alla festa di Mirabello l'ipotesi di un nuovo partito e che quindi il clima potrebbe diventare meno ostile.

Dai blog