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I probiviri scatenano l'ira dei finiani

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La resa dei conti tra finiani e il Pdl è alle porte. E infatti, se l'esito del vertice tra Berlusconi e Bossi sembrava aver rasserenato il clima tra Fli e berlusconiani, lo spettro della riunione dei probiviri che dovrà decidere sul deferimento dei tre «dissidenti» finiani (Bocchino, Briguglio e Granata) rischia di allontanare ulteriormente ogni possibilità di dialogo tra Gianfranco Fini e il premier. Dialogo che invece, qualche ben informato, ipotizza essere già inserito nell'agenda dei due leader. Così è proprio il viceministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera a tornare sul deferimento: «Dopo il vertice è ancora più forte e fondata la nostra richiesta di annullare la riunione dei probiviri convocata in un altro contesto politico». Una richiesta che, a stretto giro, trova la replica di uno dei tre coordinatori del Pdl, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa il quale, dopo aver confermato «nessuna retromarcia per quanto riguarda il deferimento», ha aggiunto che i parlamentari finiani saranno convocati nella prima settimana di settembre. In altre parole, il Pdl non rinuncia a mostrare i muscoli ai «cugini» finiani e li convoca per verificare la loro «compatibilità» con gli incarichi nel partito. Infatti, non solo Bocchino, Briguglio e Granata sono nel mirino dei berlusconiani ma ci sono anche quei finiani che sono coordinatori o vice del partito nelle diverse regioni o province. Così rischiano ripercussioni Enzo Raisi, coordinatore provinciale di Bologna, Luca Bellotti, vice coordinatore di Rovigo, Giulia Cosenza, coordinatore provinciale di Avellino, Roberto Menia e Egidio Digilio, rispettivamente vice-coordinatori di Friuli Venezia Giulia e Basilicata. Provocazione che i finiani seccamente rigettano al mittente: «A questo punto sarebbe interessante anche affrontare il tema dell'incompatibilità dei doppi incarichi», sbotta Silvano Moffa, coordinatore dei gruppi di Fli di Camera e Senato. Ancora più duro Urso che arriva a consigliare «ai convocati di non presentarsi agli interrogatori».   Un punto quindi molto controverso che comunque sarà argomento di confronto quando, il 4 settembre, il presidente della Camera riunirà i suoi a Roma. Intanto Berlusconi punta alla verifica della tenuta in Aula della maggioranza sui famosi cinque punti e, non a caso, in un messaggio ai Promotori della Libertà polemizza con «la vecchia politica» senza però aprire fronti con l'«opposizione interna». Cinque punti che sembrerebbero aver trovato, in linea di massima, il parere favorevole dei finiani tranne sul tema della giustizia dove continuano le schermaglie tra Fli e berlusconiani sul processo breve. Infatti, se il Guardasigilli, Angelino Alfano, avverte che «non esiste una riforma in tema di giustizia senza una norma transitoria», Urso replica: «Il ddl sul processo breve va valutato con attenzione per capirne l'impatto sui processi in corso». Ma è proprio sui quei cinque punti che Berlusconi lancia l'avvertimento: «Su quei punti e per quei punti sono stati eletti tutti i rappresentanti del Popolo della Libertà». Chi ha orecchie per intendere, intenda.

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