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Vertice Bossi-Berlusconi con il rebus dei centristi

Bossi e Berlusconi

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Tutto è confermato: oggi, dopo giorni passati a leggere uno le dichiarazioni dell'altro e a comunicare tramite comunicati stampa, il leader della Lega Umberto Bossi raggiungerà l'amico Silvio Berlusconi a villa Campari, la residenza del premier a Lesa sul lago Maggiore. Un incontro per valutare lo stato di salute della maggioranza e chiarire se esistano o meno i presupposti per il prosieguo della legislatura. Un vertice di fondamentale importanza se si considera che sul tavolo della discussione ci sono tutti i temi caldi dell'agenda politica. Si partirà così con i contrasti tra il Pdl e i finiani di Fli per continuare con l'acceso botta e risposta tra Lega e Udc. Poi i due leader dovranno cercare di trovare una linea comune per gestire l'ipotesi di un allargamento della maggioranza ai centristi partendo dai punti programmatici relativi al pacchetto giustizia, su cui però il Carroccio ha opposto il suo fermo diniego. Un vertice al quale dovrebbero partecipare i ministri Roberto Calderoli e Giulio Tremonti, quest'ultimo atteso poi nel pomeriggio a Rimini al meeting di Comunione e liberazione. Punto centrale dell'incontro dovrebbe comunque essere il rapporto con l'Udc, alla luce anche dell'epiteto («Casini è uno stronzo») rivolto dal Senatùr al leader centrista, che sembra complicare i piani berlusconiani di un allargamento della maggioranza. Ma i leghisti, che comunque hanno come obiettivo principale quello di tornare alle elezioni, ieri sono stati i protagonisti di tensioni anche con i finiani dopo l'ennesimo scambio di battute che ha visto protagonisti FareFuturo da un lato (la «rivoluzione liberale è stata appaltata a Bossi e Putin») e il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni dall'altro, che ha così replicato: «Chi sono i veri liberali? Fini, Bocchino, Granata, Rutelli, Casini e chi più ne ha più ne metta: non ci pigliamo per i fondelli». Insomma le prime due settimane di settembre saranno decisive per capire le sorti della legislatura. Legislatura che Berlusconi vorrebbe mantenere in vita, anche in virtù dei cinque punti programmatici esposti venerdì scorso al vertice di Palazzo Grazioli e sui quali il premier ha ribadito che vorrà concentrare gli sforzi del governo nei prossimi tre anni.  Intanto a sinistra si guarda con attenzione alle tensioni interne alla maggioranza, ma continua a mancare una strategia comune. A proporre una via d'uscita è stato oggi Walter Veltroni che in una lettera al Paese pubblicata dal Corriere della Sera ha spiegato che non è più il tempo di «sante alleanze» da opporre a Berlusconi. «Le uniche alleanze credibili, prima e dopo le elezioni, siano quelle fondate sulla reale convergenza programmatica e politica». Una presa di posizione bene accolta nel centrodestra sia dal coordinatore nazionale Pdl, Sandro Bondi, che apprezza in Veltroni la volontà di dare vita a «una limpida alleanza politica» che non mette «una pietra al collo» al bipolarismo, sia dal portavoce Pdl, Daniele Capezzone, che coglie lo sforzo dell'ex segretario Pd di opporsi a quell'ammucchiata elettorale di sinistra «unita solo dal cemento dell'antiberlusconismo».  

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