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E continua la battaglia per la Festa Democratica

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Ormainon ci sono più dubbi. Quella di Torino sarà a tutti gli effetti la festa nazionale del Partito Democratico. Nel senso che, alla fine, vi parteciperanno solo esponenti del Pd. Dopo il mancato invito al governatore del Piemonte Roberto Cota (motivato dalla necessità di non legittimarlo politicamente visto il ricorso elettorale nei suoi confronti), la quasi totalità degli ospiti della maggioranza ha dato forfait. Ed ora l'unico esponente della maggioranza a sedersi davanti alla platea torinese dovrebbe essere il presidente del Senato Renato Schifani che, proprio per il suo ruolo, difficilmente potrà declinare l'invito. Ma a far notizia non è tanto la lenta e inesorabile moria di dibattiti quanto il fatto che sull'argomento, non è una novità, il Pd si è spaccato. Ieri il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, tra i primi a criticare la decisione di non invitare Cota, è stato costretto a diramare una nota per replicare al segretario provinciale del partito Gioacchino Cuntrò che lo accusava di aver taciuto quando, alla presentazione della festa, «si era parlato di limitare l'invito a ministri e segretari nazionali». «Non ho mai partecipato a riunioni sulla festa nazionale del Pd - ha scritto -, né di essere mai stato coinvolto sul programma dei dibattiti». Nel frattempo, quasi ce ne fosse bisogno, ci pensa Luciano Violante a gettare un po' di benzina sul fuoco: «È stato un atto sbagliato non invitare Cota alla Festa del Pd di Torino perché il confronto è necessario con tutti. Che ci sia un ricorso non conta nulla perché al momento è Cota il presidente della Regione Piemonte». Più tenero il vicepresidente della Vigilanza Giorgio Merlo: «Malgrado l'infortunio del non invito al presidente della regione Piemonte Cota, e quindi la non presenza dei ministri e degli esponenti di governo della destra, la festa nazionale del Pd a Torino può diventare un momento importante e decisivo per la definizione della iniziativa del partito in questa nuova stagione politica legata alla crisi del berlusconismo». E Lino Paganelli, responsabile feste del Pd, ironizza su Facebook: «Come è bello fare il responsabile della festa nazionale del Pd. È come essere l'allenatore della nazionale: ci sono almeno altri sessanta milioni di italiani che ti dicono quale era la formazione». G. D. C.

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