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A Melfi si riapre lo scontro Fiat-Fiom

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Peraltrosu un campo - quello dello stabilimento lucano - che ha già vissuto, nel 2004, un forte contrapposizione fra azienda, lavoratori e Fiom-Cgil. Il postino, infatti, ha bussato del tutto inaspettato alle porte di casa dei tre operai - due dei quali delegati della Fiom - che due giorni fa avevano avuto una laconica comunicazione per ripresentarsi ai cancelli dello stabilimento il 23 agosto. «Il reintegro nelle funzioni - sottolinea dalla Fiat - è pieno ma sono dispensati dalla prestazione; è facolta dell'azienda esentarli dal lavoro». Secca la replica della Fiom. «Fiat sta reiterando il suo comportamento antisindacale e, non rispettando la decisione del giudice, commette un reato penale», ha detto il segretario lucano del sindacato di categoria Emanuele De Nicola. I tre operai «devono rientrare in fabbrica», ha aggiunto senza mezzi termini il segretario generale Maurizio Landini, altrimenti «siamo pronti ad agire sotto tutti i punti di vista legali, anche a chiedere l'intervento delle autorità competenti e delle forze dell'ordine». Mentre la Cgil sottolinea che «quando la magistratura emette un decreto, va rispettato. Con questo atto non fa che aggravare le relazioni sindacali». La vicenda è cominciata nel luglio scorso: durante il turno di notte, i tre operai partecipano ad un corteo interno, promosso dalla Fiom contro i carichi di lavoro. Sostenendo che la protesta abbia provocato il blocco di un carrello robotizzato che riforniva di materiale operai che invece lavoravano, la Fiat avvia un provvedimento disciplinare e poi licenzia i tre operai. Davanti al giudice del lavoro di Melfi - come scrive lo stesso magistrato nella motivazione al reintegro - però, «la tesi sostenuta da Fiat appare parzialmente diversa rispetto a quella ostentata nel corso del procedimento disciplinare». Inoltre, il giudice rileva il carattere antisindacale dei licenziamenti stessi, dichiarandoli quindi illegittimi e ordinando il reintegro dei tre operai. Ma ieri è arrivata la doccia fredda.

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