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Case e terrazze Estate del mattone

L'appartamento all'ultimo piano del palazzo di via Pietro Cavallini 12

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È l'estate del mattone. Bisognerà rassegnarsi. Adolfo Urso, l'ultimo in ordine di tempo ad essere finito nella bufera delle case, ha subito smentito quanto detto sul suo conto. Il viceministro allo Sviluppo economico - si legge in una nota - «ha dato mandato ai suoi legali di agire in via giudiziale contro Dagospia e altri giornali che hanno pubblicato le notizie, del tutto false e gravamente diffamatorie, in merito all'acquisto della sua abitazione a Roma, senza appurarne, come avrebbero potuto facilmente fare, l'assoluta infondatezza». Le notizie «false» riguardano l'attico acquistato dal demiurgo di Fare Futuro, fondazione vicina a Gianfranco Fini. Facciamo un riassunto delle accuse uscite in questi giorni, smentite dal viceministro: l'abitazione extralusso, che dà su ponte Cavour e volge ai tetti di tutta Roma, sarebbe stata acquistata da Urso ad un prezzo inferiore a quello di mercato dalla società immobiliare del gruppo Refin. Il terrazzo «assegnatogli», panoramico e grande 500 metri quadrati secondo Dagospia, sarebbe stato descritto come «lastrico solare» nell'atto. La rata mensile del mutuo da oltre 2 milioni di euro per la «reggia» nel cuore di Roma ammonta a nove mila euro al mese, e il deputato finirebbe di pagare il conto al Banco di Napoli all'età di novantatré anni. La notizia, secondo quanto racconta Giancarlo Lehner, deputato del Pdl, non ha interessato solo i giornalisti: «Un elettore del Pdl, bidello precario, stipendio di mille e cento euro mensili, avendo appreso del mutuo, milionario, durata ben oltre la più ottimistica previsione di vita, concesso al finiano Adolfo Urso dal Banco di Napoli, s'è acceso di speranza e chiede un appuntamento con qualche dirigente della succitata magnanima banca, avendo in mente di acquistare una camera, cucina e bagno a Polla (SA), mutuo previsto pari a 30 mila euro. Fino ad oggi, essendo precario cronico, le banche gli hanno sistematicamente rifiutato il mutuo, adducendo la regola del posto fisso con reddito sicuro, rata massima consentita pari ad un terzo dello stipendio». Il bidello, però, avrebbe obiettato che anche Urso è precario, dal momento che nessuno può assicurare alla banca che verrà sempre eletto in parlamento.   «Delle due l'una - conclude Lehener - o il Banco di Napoli concede, comunque, il mutuo al precario pollese non finiano, oppure, non essendo accettabili due pesi e due misure, l'ottimo Mario Draghi si sdegna ed attiva la Banca d'Italia, affinché accerti la regolarità del mutuo concesso al precario finiano e, nel caso, se vi siano state incresciose raccomandazioni da parte di vertici istituzionali». Anche le procure hanno il loro bel da fare. C'è tutto l'affaire monegasco da chiarire. E due società off shore da mettere al setaccio. L'attico di Urso nel cuore di Roma non può certo togliere a casa Tulliani e a Gianfranco Fini il centro della scena. C'è anche un appartamento che dà sul Colosseo da non dimenticare. A Claudio Scajola, che aveva ricevuto «a sua insaputa» parte dei soldi per comprarlo, è costato la poltrona da ministro per lo Sviluppo economico. Tutto è iniziato da lì.  

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