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Ora Gianfranco cerca un'altra casa

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Un finiano la mette giù in maniera brutale: «O Gianfranco si dimette dalla Camera o da Elisabetta». Sì, messa giù così è forse eccessivo. Ma il colpo comunque è stato avvertito. Fini in questi giorni è nella villa presa in affitto ad Ansedonia. Si fa vedere poco. E non ha avuto moltissime telefonate, almeno con i suoi.   Chi ha avuto modo di parlargli - Italo Bocchino e Mario Baldassarri, ma anche Silvano Moffa - racconta agli altri del gruppo che Gianfranco sicuramente è dispiaciuto, anzi, di più: abbattuto. Un pugile suonato. L'affare della casa di Montecarlo è stato devastante. Ogni giorno il fuoco di fila dagli editoriali dei giornali, persino di quelli che per due settimane lo avevano difeso, a dispetto della verità e dell'evidenza. Si dice che persino con il Quirinale il feeling non sia più lo stesso. Ora Fini è obbligato a riorganizzare la difesa. Innanzitutto, ragionano i suoi fedelissimi, bisogna spezzare l'assedio mediatico. Per questo, anche Italo Bocchino ha chiesto di smetterla con la campagna di stampa in corso. Frase che fa un certo effetto, se si pensa che appena il 20 luglio scorso lo stesso Fini dichiarava: «Voglio vivere in un Paese in cui ogni giornale scrive quel che vuole ogni giorno». Non è l'unica marcia indietro: la cronaca degli ultimi venti giorni vede i finiani passare dalle dichiarazioni di guerra allo sventolio della bandiera bianca. E ora? Continuare con lo scontro rischia di sfasciare i gruppi. Al Senato, Baldassarri ha spiegato chiaro e tondo che se Fini autorizzerà ancora richieste di dimissioni di Berlusconi, lui farà armi e bagagli e se ne andrà. Di qui, la nota dei senatori diramata due giorni fa. Il capogruppo Viespoli è con lui, così come i colleghi Candido De Angelis e Maurizio Saia, quest'ultimo ursiano di ferro. Già, Adolfo Urso: è viceministro e si è sempre battuto per la lealtà al governo. Per non parlare di Andrea Ronchi, ministro delle Politiche Europee, che poi è una delega del presidente del Consiglio. Come fa a stare in un gruppo che ne chieda le dimissioni? Dunque, ora l'imperativo è: riportare tutto alla politica. Uscire dallo scontro personale e, come spiega Silvano Moffa, «restare dentro il confronto sui temi, è sempre stata questa la nostra linea». Ricostruire un rapporto, se non con il Cavaliere, almeno con il Pdl. Forse così Fini riuscirà a salvare la sua presidenza della Camera, a meno che non si ritrovi coinvolto direttamente dalle vicende di Montecarlo e della Rai (le pressioni per far lavorare il cognato Giancarlo e la suocera Francesca Frau) e che la sua versione sulla casa del Principato non venga clamorosamente smentita. Dunque, la questione è: come tracciare una via d'uscita per salvare l'immagine. Fini non ha alcuna intenzione di separarsi da Elisabetta, hanno due figlie assieme: la maggiore di due anni e mezzo e la piccola di dieci mesi. Ma non c'è dubbio che la famiglia Tulliani stia diventando per lui imbarazzante. Un legame indissolubile, ma pericoloso. Così, Gianfranco sta cercando un modo per rimarcare le distanze da quelli che ormai i giornali hanno ribattezzando "i Tullianos", sottolineando i loro costumi da clan. Da dove cominciare? Anzitutto, dalla casa. Fini abita a Roma, in zona Aurelia; i suoceri nella stessa via, poco distante. E' probabile che nelle prossime settimane l'ex presidente di An cerchi un nuovo appartamento, forse sempre in zona.   Poco importa, ora quel che conta è plasticamente raffigurare di non far parte di quella famiglia, di non essere nelle mani dei Tulliani, e anzi di aver preteso da loro chiarimenti. È per questo che da alcuni giorni gli ambienti finiani fanno filtrare un suo certo disappunto nei confronti del cognatino: «Giancarlo, ma che hai combinato? Adesso vieni qui e mi spieghi bene questa storia delle società off shore». Nei prossimi giorni, Fini sarà protagonista di un'uscita ancora più netta. In molti l'aspettano.  

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