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Ma nel pensatoio di Luca già cominciano i conflitti

Luca Cordero di Montezemolo

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Ogni politico o aspirante tale che si rispetti ha il suo pensatoio. Luca Cordero di Montezemolo ha cominciato con Italia Futura e sin dal nome ha condiviso con Gianfranco Fini quella parola, futuro, che vorrebbe proiettare le masse colte e incolte verso l'avvenire ma senza tentazioni futuriste che si scambierebbero facilmente con la cultura della destra. No, Luca nasce terzista, diverso da Fini che nasce a destra e si sposta in una terra di mezzo i cui confini per ora sono sconosciuti. La creatura pensante, quel che pomposamente si dice think tank, guarda avanti, a un'Italia migliore, quasi da dalemiano «paese normale». Eppure in casa Italia Futura non è che ci sia grande armonia. Non sappiamo quanto Montezemolo sia al corrente di quel che accade nel suo pensatoio, ma sul Foglio di ieri qualche indizio dovrebbe preoccuparlo. Vi si legge che «secondo alcune interpretazioni, Montezemolo sconta anche qualche difficoltà nel pensatoio Italia Futura, che seguiva con attenzione l'evoluzione di Gianfranco Fini. Anche perché dopo che Vittorio Emanuele Parsi della Cattolica di Milano ha lasciato l'advocacy group («Italia Futura è il nulla», ha detto ad Affaritaliani.it), altre uscite sono in vista dal pensatoio». Qui a Il Tempo abbiamo colto l'indizio con la lente d'ingrandimento e siamo andati un po' avanti nella ricerca: quali altre uscite? Davvero c'è maretta in casa di Luca? Be', qualcuno ha preso altre strade di sicuro: Giulia Innocenzi, la girl santoriana di Annozero, è in libera uscita. Troppo radicale e meno radical chic della quota minima che serve per stare in Italia Futura. Il professor Alfonso Scotto di Luzio, storico e saggista, dicono preferisca lasciarsi trasportare da altre correnti e la storia non fa futuro. Si racconta anche di attriti ai massimi sistemi della galassia montezemoliana dove si contrappongono le analisi politologiche di Andrea Romano, al pragmatismo forgiato in casa Ferrari di Carlo Calenda. Il primo fa il prof di storia contemporanea all'università di Tor Vergata, l'altro si occupa di gru, camion e banchine all'interporto campano. Di Pietro direbbe che insieme non c'azzeccano granché. Caracollando qua e là, l'Italia Futura va. Non si sa ancora dove, anche perché le mosse di Luca sono tutte da leggere in controluce rispetto al riassetto del Gruppo Fiat e ai piani (altissimi) di casa Agnelli. Qui siamo in pieno impero Marchionne e Montezemolo appare semifuori dal Grande Gioco dell'automotive. Gli resta la Ferrari, qualche incursione corsara con il suo equipaggio di fedelissimi in Confindustria, ma il resto è tutto da inventare e presto Luca s'accorgerà che il pensatoio è un giochetto, mentre la politica è un grande gioco che scotta. In attesa dell'annuncio urbi et orbi, a Italia Futura fra lacerazioni, uscite ed elaborazioni più o meno forti del pensiero, si lavora alla piattaforma del futuro candidato alla presidenza del Consiglio nel nome del GCA, che non è un modello di trattore Fiat, ma l'acronimo della Grande Coalizione Anti-Silvio. L'idea è quella di dare vita a un network nazionale, puntare sui giovani e la rete. Per ora non hanno grandi numeri, ma qualcosa si muove. Echeggia un certo obamismo nel «concorso idee verdi per il futuro» e la cosa è interessante per i 30 mila euro in palio più che per le novità che ne verranno. Il leit-motiv futur-montezemoliano è «meritocrazia», una delle leve usate con il fido Pier Luigi Celli ai tempi in cui giostrava alla Luiss. Da quell'università provengono alcuni animatori di Italia Futura. Il connubio con l'Ateneo durerà? Non lo sappiamo, ma a sentire quel che pensa Emma Marcegaglia, nuovo presidente della Luiss, quell'Italia ha poco futuro.  

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