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L'assalto sul terreno ereditato dalla contessa

L'edificio in Boulevard Princesse Charlotte 14 a Montecarlo, dove si trova  l'appartamento abitato da Giancarlo Tulliani

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«La sensazione che abbiamo avuto è che An a tutti volesse vendere tranne che a imprenditori vicino al partito». Sbotta Giovanni Di Cesare, uno dei costruttori che partecipò all'asta per l'acquistò dei terreni di Monterotondo provenienti dall'eredità Colleoni. La contessa, infatti, oltre all'appartamento di Montecarlo dove ora abita il «cognato» di Fini, Giancarlo Tulliani, ricevette anche altre proprietà. Tra cui appunto un appezzamento nelle vicinanze di Roma. Ricorda Di Cesare: «Ci fu un vero e proprio assalto. Sapevamo che la contessa aveva quel terreno e sapevamo che aveva intenzione di dismetterlo. Lo lasciò ad An. E così in molti fecero pressioni perché fosse venduto. Il partito si decise a cederlo e, di fronte alle diverse richieste, lanciò una vera e propria asta a chi offriva di più. Il prezzo lievitò in maniera inverosimile. Ovviamente gli imprenditori vicini ad An speravano di avere una corsia preferenziale ma non fu così. Quello che è incredibile è che il partito ha comprato una sede a Monterotondo per 250mila euro e la casa a Montecarlo venduta per 300mila: qualcosa non torna». Si passò alle offerte in busta chiusa e l'asta fu vinta da un imprenditore non di Monterotondo. E qui si inserisce una variante alla storia. E l'ha raccontata poco tempo fa ad alcuni big di An Sergio Mariani. Meglio noto come Folgorino, Mariani era il vice di Fini al vertice del Fronte della Gioventù e primo marito di Daniela Di Sotto, poi divenuta moglie di Gianfranco. Mariani ha spiegato che portò al partito un altro acquirente, tra l'altro proveniente da una famiglia di destra, che fece l'offerta più alta ma venne escluso. Si tratterebbe di una proposta che arrivava da una banca. Donato Lamorte, capo della segreteria politica di Fini, non smentisce ma spiega: «Può essere che ci fosse un'offerta proveniente da un istituto di credito. Ma comunque vinse quella più alta. Un uomo portato da Mariani? È la prima volta che lo sento». Racconta invece Roberto Buonasorte, che fu alla guida di An a Monterotondo e anche colui che presentò Fini alla Colleoni nel '92: «Quel che è sicuro è che il partito sul piano locale venne del tutto escluso. Gestirono completamente l'affare Pontone e Lamorte. noi mettemmo solo in contatto le imprese con via della Scrofa. Quello che fa impressione oggi è che allora fu seguito un metodo, l'asta in busta chiusa. Magari non con tutti i crismi dell'asta ma si andò all'offerta più alta. A Montecarlo forse è avvenuto il contrario, si è cercata l'offerta peggiore». Insomma, un giallo nel giallo. Aggiunge Buonasorte: «Un'offerta di Mariani? Non lo posso escludere ma non lo so. Nel senso che tutto avvenne a Roma. E con le buste chiuse. Di questo affare sanno tutto solo Lamorte e Pontone». I militanti di An a Monterotondo sono rimasti delusi anche per un altro aspetto. Una parte di questi terreni dovevano essere destinati alla costruzione di una scuola. L'idea originaria era proprio quella di intestarla alla nobildonna. La costruzione di quell'istituto non è mai iniziata.  

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