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Telefoni, foto, viaggi e taxi Ecco i conti salati di An

Gianfranco Fini

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E ora sarà battaglia sui conti. L'eco dell'affaire Montecarlo-Tulliani è tutt'altro che spenta e già si affilano le armi in vista dello scontro vero, sui bilanci di Alleanza nazionale. Da giorni, i berlusconiani stanno passando al setaccio i conti del partito. Al momento, l'analisi si è fermata al rendiconto 2009 anno in cui si svolse il congresso che ha portato allo scioglimento di An e alla confluenza nel Pdl: allora, l'intero patrimonio è stato trasferito ad un'associazione che porta lo stesso nome del partito, Alleanza nazionale, e i poteri sono andati a un comitato di gestione e a uno di indirizzo. Nel primo, compaiono i finiani Franco Pontone e Rita Marino, segretaria personale del presidente della Camera, e il larussiano Giovanni Catanzaro. Nel secondo, presieduto dal finiano Donato Lamorte, ci sono i larussiani-gasparriani Caruso, Valentino, Gamba e Petri, gli alemanniani Biava e Leo e i finiani Raisi e Digilio: dunque, la maggioranza è filo berlusconiana. Ed è proprio questa seconda area che vuole veder chiaro sulla gestione nelle spese dei finiani e sta spulciando il bilancio, voce per voce, per verificare come siano stati utilizzati i soldi di An. Per esempio, sotto la lente d'ingrandimento i 10 milioni e mezzo di immobilizzazioni finanziarie. Di questi, tre sono crediti finanziari, e l'obiettivo del controllo è capire di che tipo di crediti si tratti. Un altro capitolo riguarda la disponibilità liquida, la parte più cospicua del bilancio: quasi 67 milioni, conservati in depositi bancari e postali. Un punto interrogativo anche sui 14mila euro di fidejussioni e sugli oltre quattro milioni impegnati in garanzie, date o ricevute da terzi. Nel bilancio, inoltre, figurano 773mila euro provenienti da plusvalenze da alienazioni. A riguardo, in una delle recenti riunioni, sono state fatte domande precise. Risposta: provengono dall'eredità Colleoni. Il vero nodo della contesa si trova negli allegati al bilancio. A cominciare da quello numero 27. Una partita da quasi cinque milioni di euro. Esclusi il milione e 250 mila euro andati come contributo al Pdl, l'attenzione si concentra sui restanti tre milioni e rotti. Ci sono 206mila euro spesi in un anno per i telefoni: parecchio, si direbbe, visto che al partito, di fatto, dall'aprile 2009, non c'è più nessuno. Altri 84mila euro sono andati in non meglio precisate "prestazioni occasionali". Oltre duemila euro poi per il servizio taxi e altri quasi 21mila per manutenzioni e riparazioni delle automobili. Verrà anche avanzata la richiesta di vedere le fatture per quei 27mila euro che risultano essere stati pagati per l'affitto delle sale-riunioni negli alberghi. Si profila il sospetto che questa voce inglobi l'uso da parte di Fini di una stanza in un albergo al centro di Roma per incontri privati e comunque non istituzionali: per quest'ultimi, infatti, il presidente della Camera riceve al piano nobile di Montecitorio; mentre a quelli ufficiali è destinato l'appartamento privato all'altana del palazzo. Le istanze di chiarimento comprenderanno probabilmente pure i 154mila euro per viaggi e servizi esterni. Mentre sembra chiara la questione relativa ai 138mila euro spesi per i collaboratori: si tratterebbe dei contratti di dipendenti che sono poi stati "ceduti" al Pdl, ma non ancora messi in regola nelle file di via dell'Umiltà. I berluscones pretendono di saperne di più anche in merito ai 476mila euro classificati sotto la voce "servizi vari", dicitura ritenuta troppo generica. Sotto esame come i 26mila euro per i servizi fotografici e gli altri 13mila per i servizi di allestimenti, che non risultano però inseriti nel bilancio del congresso di scioglimento di An. A proposito, quanto è costato mettere la parola fine sul partito, il 21 e il 22 marzo 2009? Quasi due milioni e mezzo di euro, la cui gran parte è stata impiegata per l'organizzazione della manifestazione, più 26mila andati in spese "varie". Più chiaro l'utilizzo di altri 50mila euro: con circa 26mila è stata pagata la produzione di materiali. La distribuzione risulta essere costata invece cinquemila, mentre quasi 19mila sono "partiti" in altre prestazioni e servizi. E siamo all'allegato 32, l'altro foglietto al centro delle polemiche interne e su cui si discuterà, dopo le vacanze. Sottolineata in rosso è la riga sulla quale sono riportati i seimila euro “bruciati” per carburanti e lubrificanti, che si aggiungono ai già citati 20mila per la manutenzione delle vetture. Altri 19mila sono stati usati per la cancelleria, uscita che pure ha fatto storcere il naso, considerato che i parlamentari hanno una specifica dotazione dalla Camera e dal Senato, e dunque non dovrebbero aver bisogno di penne e matite di partito. Questi soldi vanno sommati ai 5.800 euro sborsati per l'acquisto di giornali e riviste, e agli 11.700 riguardanti spese generiche. Che sollevano quesiti come i circa 76mila euro per spese sempre generiche, ma di rappresentanza. Infine - e già nei giorni scorsi la questione ha provocato critiche non proprio sommesse - c'è il denaro per le varie campagne elettorali. Per esempio, nel febbraio 2009, sono stati dati 96mila euro ai singoli candidati per le Regionali in Sardegna; a giugno 350mila per i candidati alle Europee e 789mila a quelli delle Amministrative: verrà chiesta la lista con i nomi dei beneficiari.

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