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Napolitano non ha più interlocutori

Giorgio Napolitano

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La mattina al mare, in spiaggia. Il pomeriggio qualche passeggiata in paese con la moglie. Tutto sembrano meno che le vacanze del presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano è a Stromboli. Come sempre, da decenni. Niente eccessi, low profile. D'altro canto è la sua storia politica. Che ha sempre avuto come punto centrale la politica del rigore. Rigore nell'utilizzo delle risorse pubbliche, figuriamoci negli affari privati. Napolitano, comunque, vive queste giornate seguendo quello che accade nella vita politica ma ne parla sempre meno. L'altro giorno ha chiamato un suo amico a Napoli per saperne di più dell'incidente alla Circumvesuviana, ha chiesto informazioni visto che ne era rimasto molto colpito. Ha mandato un messaggio di cordoglio. Sulla spiaggia ha incontrato una vecchia conoscenza, Corrado Ferlaino, presidente del Calcio Napoli all'epoca di Maradona. Hanno parlato delle vacanze a Capri, isola che entrambi conoscono bene e amano. Nulla di più. Spiega una persona che conosce molto bene il Capo dello Stato e talvolta ne raccoglie le confidenze: «Uno con quella storia personale non può che provare distacco, forse anche sdegno per certi comportamenti». Nessun riferimento preciso ma dicono che ormai il Capo dello Stato sfogli i quotidiani la mattina come se fosse un supplizio: «Ogni giorno ce n'è una». Lo scontro tra i partiti e nei partiti, il gelo con il presidente della Repubblica. E poi l'allora vicepresidente del Csm che spunta nell'inchiesta sulla P3 che di fatto ha spinto il Capo dello Stato a chiedere alla politica un'accelerazione nella scelta dei nuovi componenti laici di palazzo dei Marescialli. E ora Fini, su cui pure il presidente della Repubblica aveva riposto delle speranze. La terza carica dello Stato è invece finita nella storia della casa di Montecarlo arrivata al suo partito in eredità, venduta sotto costo, ora dimora del «cognato». Sembra tutto così lontano, distante da un uomo come Napolitano. Ed è facile immaginare come anch'egli sia sorpreso. A un'amica che gli faceva domande in generale, si è lasciato scappare una battuta: «Difficile trovare un interlocutore». Così, senza riferimenti precisi. Come a sottolineare l'olimpico distacco di questi giorni dalle vicende terrene, che sarebbero quelle politiche. La sua intenzione è quella di tenere sempre un profilo più marcatamente istituzionale. A chi in questi giorni ha provato a tirargli fuori una parola, un pensiero, una linea nel caso di crisi di governo, il Capo dello Stato ha solo ripetuto che seguirà ciò che prevede la Costituzione. Un distacco che sta lentamente diventando una solitudine. Solitudine istituzionale. Spiega un esponente politico che lo conosce bene: «Ma che cosa può pensare uno che nella sua vita si è confrontato con Spadolini? O Berlinguer? E comunque con tutti i grandi leader democristiani? Che cosa può pensare davanti a tutto quello che succede?». Oggi la politica sembra lo squallido luna park di un altro pianeta. E il Capo dello Stato non può che essere deluso dello spettacolo offerto. Ma anche preoccupato se ad essere coinvolte sono le istituzioni, se il fango travolge i pilastri sui quali si regge lo Stato. Ecco, appunto, che cosa può pensare? Giorgio Napolitano, sin dalla sua prima legislatura da deputato, fu un fustigatore del malcostume politico. Nel 1956 una delle sue prime interrogazioni parlamentari denunciò che un automezzo dell'Aeronautica militare aveva prelevato tubi Innocenti per utilizzarli per la locale festa della stampa democristiana. Da allora, una lunga serie di battaglie contro gli sprechi della politica. Una serie lunga più di sessant'anni. Che il Capo dello Stato non ha dimenticato.

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