Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Pdl modello Obama

Il premier Silvio Berlusconi

  • a
  • a
  • a

Il premier Silvio Berlusconi è convinto. Non si farà logorare dalla strategia del presidente della Camera Fini e del suo gruppo che già promette battaglia per la ripresa dei lavori a settembre. Meglio tornare alle urne. Il prima possibile. Anche perché, forte dell'asse con la Lega, che ieri è tornata a escludere la possibilità di un governo di transizione, il presidente del Consiglio sa di poter vincere, liberandosi dei contrasti nella maggioranza. Per questo rilancia il Pdl sul modello americano di Obama, con circoli sul territorio e coordinatori specifici. Il pensiero che circola nel Pdl è di votare in autunno o, al massimo, in primavera. C'è anche qualcuno che avanza una data: il 27 marzo 2011, che cade proprio di domenica e ben distante da Pasqua, che sarà il 24 aprile. Una data non casuale visto che il 27 marzo 1994 Berlusconi vinse le sue prime elezioni dopo la famosa «discesa in campo». Ma non tutti sarebbero d'accordo. Gli esponenti più scaramantici del Pdl storcono il naso per quei 17 (numero ritenuto infausto dalla cabala) anni di distanza dal primo trionfo elettorale. Soltanto ipotesi per ora. È certo però che Berlusconi non starà a guardare. L'ha ripetuto più volte ai suoi fedelissimi riuniti ieri a Palazzo Grazioli. C'erano i tre coordinatori nazionali del partito (Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi) i capigruppo di Camera e Senato Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, quello dell'Economia Giulio Tremonti e il ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli. Presenti i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Tre ore di discussione per fare il punto sulle prossime settimane, innanzitutto per quanto riguarda la riorganizzazione del partito dopo la rottura con i finiani. È chiaro Maurizio Gasparri: «Se qualcuno si sottrae all'impegno» di portare avanti il «programma scelto con gli elettori», si assumerà «delle responsabilità che porterebbero il Paese ad elezioni». Ma è tutto il Pdl che si sofferma sul voto anticipato. «Se vi fosse un incidente - osserva il ministro degli Esteri, Franco Frattini - che colpisse un provvedimento del governo o un atto che è inserito all'interno del suo programma, io credo che ragioni di trasparenza, anche verso gli elettori, imporrebbero seriamente di riflettere su quando andare a votare, non sul se». E ancora Sandro Bondi: «O il governo avrà la possibilità di realizzare il suo programma o è meglio per tutti andare al voto». Anche se lasciando Palazzo Grazioli, Denis Verdini getta acqua sul fuoco: «Al voto ci si prepara sempre, ma non è questo il momento». I finiani fanno finta di niente: la maggioranza c'è, Futuro e libertà per l'Italia ne fa parte, crisi al buio ed elezioni sarebbero un «atto di irresponsabilità», avverte Silvano Moffa. Nel vertice è stato deciso di rilanciare il partito. Per questo, tra gli altri, a palazzo Grazioli c'erano anche il ministro Maria Vittoria Brambilla che presiede i Circoli della Libertà, Mario Valducci che guida i Club della Libertà e il senatore Mario Mantovani, responsabile dei 120 mila «difensori del voto». L'idea è quella di mettere in campo comitati per la comunicazione dell'attività di governo da attivare in via sperimentale in alcuni comuni medi e piccoli, sulla base del modello dell'ultima campagna elettorale di Barack Obama negli Usa. Si tratta, secondo quanto riferito da chi ha partecipato alla riunione, di un «modello più orizzontale» rispetto a quello attuale che «andrebbe oltre» i coordinamenti regionali e provinciali per radicarsi attraverso «sezioni», all'interno della quale un delegato avrebbe la responsabilità di comunicare sul territorio le cose realizzate dall'esecutivo in questi anni. Insomma, la macchina del Pdl si rimette in movimento. Verso le elezioni.

Dai blog