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«Ma di che cosa va parlando Fini? Lui ha gestito An come un padre padrone e critica Berlusconi per la mancanza di democrazia?»

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FabioRampelli, ex deputato di Alleanza Nazionale è durissimo verso il presidente della Camera. Anche perché di epurazioni ne ha vissuta una sulla sua pelle proprio quando era dentro An. «Ero capogruppo alla Regione Lazio ed ero in contrasto con il presidente Storace – spiega – Sono stato rimosso da un giorno all'altro. Ma è anche giusto, se vuoi fare opposizione non puoi avere un ruolo dirigenziale, di primo piano. È quello che non ha capito Bocchino». Però Fini continua a dire che nel Pdl non c'è spazio per la discussione. «Guardi An nella sua lunga storia ha avuto sicuramente meno democrazia di quella che c'è oggi nel Popolo della Libertà». Addirittura? «Non ci sono dubbi. L'ufficio di presidenza del Pdl si riunisce almeno una volta a settimana, l'esecutivo politico di An due o tre volte l'anno, quattro a essere generosi. Berlusconi ha tutto l'interesse ad avere un partito che discute, solo che il Pdl è nato da due anni, c'è stata una partenza un po' farragginosa, ci sono alcuni aspetti organizzativi da sistemare. Lo sa come funzionava invece dentro la "democratica" An?». Mi dica. «Le decisioni noi le apprendevamo dai giornali, nessuno degli iscritti ha mai potuto partecipare alle scelte. Sulla bioetica, sul voto agli immigrati, non c'è mai stata discussione. Fini dettava la linea e finiva lì. E le dico anche che ha aderito al Pdl per puro opportunismo». In realtà però ne è il cofondatore. «Fini aveva capito che se An fosse andata al voto, grazie alla sua politica che ha indispettito il nostro elettorato, avrebbe preso tra l'8 e il 9 per cento. Allora per evitare il suo fallimento – perché sarebbe stato un crollo da addebitare solo a lui – ha accettato di co-fondare il Pdl. È stata una decisione presa per salvarsi. Ma è entrato solo per sabotare». Mi sembra un giudizio un po' ingeneroso, Fini ha detto di voler restare nel centrodestra. «Anche questa è un'ipocrisia. Ma come si fa a a dire che si fa un gruppo autonomo ma si resta nel Pdl? O dentro o fuori, chi non sta nel nostro gruppo parlamentare vuol dire che sta in un altro partito. In questi mesi quello che ci ha fatto più male è stata proprio la confusione dei ruoli. Nessuno vietava a Bocchino di fare opposizione. Però doveva lasciare l'incarico di vicecapogruppo». Torniamo a Fini. Che senso aveva entrare in un partito per sabotarlo? «Perché ha sempre sofferto Berlusconi e non ha saputo portare Alleanza Nazionale a competere con Forza Italia. Se veramente pensava di essere un leader poteva far arrivare An al 30 per cento. Invece dal picco più alto che abbiamo avuto nel '96, quando eravamo al 16 per cento, l'ha portata all'8, al 9. Per lui il Pdl è stato un mezzo per entrare nei salotti che contano. Ma non ci ha mai creduto veramente. Non ci ha mai permesso di goderci una vittoria, le ha sempre oscurate con le polemiche. E poi basta guardare alle ultime elezioni regionali: il partito si è impegnato giorno e notte, lui mai. Ha detto che non poteva farlo perché il presidente della Camera è super partes. E allora perché oggi fa politica e attacca il Pdl?».

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