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Antonveneta, Brancher condannato a due anni

Aldo Brancher in tribunale

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Il tribunale di Milano ha condannato Aldo Brancher. L'ex ministro dovrà scontare due anni di reclusione e pagare quattro mila euro di multa. Le accuse a suo carico erano di appropriazione indebita e ricettazione nell'ambito di uno dei filoni di inchiesta nato dalla tentata scalata dell'allora Banca Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani ad Antonveneta. Le richieste del pm Eugenio Fusco (due anni di carcere e sei mila euro di multa)sono state sostanzialmente accolte dal giudice monocratico Annamaria Gatto, che però ha assolto Brancher da altri due capi di imputazione. Il procedimento giudiziario si è svolto con il rito abbreviato, che prevede - in caso di condanna - la riduzione di un terzo delle pene. Fiduciosi nell'appello i legali dell'ex ministro: «In secondo grado avremo piena soddisfazione» ha commentato l'avvocato Filippo Dinacci che ha dichiarato di rispettare la sentenza ma di «non condividerla». Pier Maria Corso, l'altro legale della difesa, ha invece annunciato che il ricorso in appello verrà presentato non appena saranno disponibili le motivazioni della sentenza. Brancher era stato nominato ministro alla «Sussidiarietà e al Decentramento» il 18 giugno scorso. Dopo giorni di polemiche sul suo effettivo ruolo e sulla richiesta, nell'aula di tribunale in cui si è svolto il processo a suo carico, dello stesso Brancher di avvalersi del legittimo impedimento in quanto ministro, aveva rassegnato le dimissioni dall'incarico. Ieri Brancher non si è presentato in Aula: «Voleva tutelare da indebite divulgazioni anche la sua famiglia». Così l'avvocato Dinacci, ha spiegato il comportamento dell'ex ministro che ha inviato al giudice Gatto una lettera per giustificare la sua assenza al processo. Il giudice Gatto ha invece deciso per lo stralcio della posizione della moglie di Brancher, Luana Maniezzo, accusata di appropriazione indebita e ha disposto la trasmissione degli atti al tribunale di Lodi. Dure le reazioni dell'opposizione alla condanna: «Questa è la prova provata della ragione per cui Brancher era stato nominato ministro da Berlusconi - spiega Di Pietro - ossia per poter usufruire del legittimo impedimento e farla franca. Vadano tutti a casa e si ridia la parola ai cittadini».

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