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Alle elezioni la parola spetta ai coordinatori

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Ignazio Abrignani è il responsabile elettorale nazionale del Pdl. E quando gli si chiede di entrare nel merito della querelle sull'uso del simbolo del partito non ha dubbi: «Oggi quello che conta in un partito è l'uso che del simbolo si fa a livello elettorale». Quindi? «Quindi l'uso che oggi si fa a livello elettorale è precisamente indicato nell'articolo 17 dello statuto che stabilisce che nessuno si può presentare ad una competizione elettorale se non attraverso il Pdl e attraverso la firma dei tre coordinatori». Spiegazione ineccepibile se non fosse che qui non è in discussione la legittimità elettorale del simbolo del Pdl. Ci mancherebbe. La questione è un'altra: se Gianfranco Fini, uno dei dieci fondatori del partito, venisse cacciato il Pdl esisterebbe ancora? Se no, a chi andrebbe l'utilizzo del simbolo? Abrignani ripercorre le tappe dal 2007 a oggi. «Questo simbolo come nasce? - domanda - C'è un atto specifico: quello tra il presidente Berlusconi e Michelangelo Madonna. In quell'atto, redatto davanti al notaio Becchetti, si dicono due cose: la prima è che il simbolo viene ceduto a Berlusconi, la seconda è che Madonna fino a quel momento lo ha avuto in "pre-uso" dal presidente». Secondo il responsabile elettorale del Pdl questa è la prova per eccellenza. «Se tu vai dal notaio e fai un simbolo elettorale - spiega - non ha alcun valore. L'unica cosa che conta per renderlo valido è la partecipazione ad una competizione elettorale che lo rende pubblico. Quindi noi, a suo tempo, lo abbiamo fatto presentare come "pre-uso" in un'elezione amministrativa, al fine di convalidarne la legittimazione (in quella competizione erano comunque presenti sia FI che An ndr). Per cui è incontestabile che il simbolo, testato in una competizione elettorale del Pdl, è del presidente». Ok, ma l'atto fondativo? «A mio parere è stato superato al 100% dal congresso e dallo statuto. L'articolo 17 lo dice chiaramente: nessuno può utilizzare il simbolo al di fuori dei tre coordinatori». E se il Pdl si scioglie? «È come se tu annulli tutto e si torna indietro. Se torni indietro a chi torna il simbolo? Al suo legittimo proprietario sancito da un atto del 2007». In verità l'atto fondativo, successivo a quello del 2007, dice un'altra cosa. «Secondo me quando fai un congresso e quando c'hai uno statuto vigente che disciplina in esclusiva l'utilizzo del simbolo. Poi se qualcuno vuole utilizzare il simbolo per altre cose. Magari a livello commerciale per fare, che ne so, le "caramelle del Pdl" immagino esistano delle forme di tutela. Per quanto mi riguarda, per la partecipazione a una qualsivoglia competizione elettorale, è tutto disciplinato».

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