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Tra Gianni e Ignazio l'intesa per "circondare" Fini

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ORVIETO - Doveva essere la giornata della «benedizione» di Silvio Berlusconi a Gianni Alemanno. L'attesa per il messaggio del premier che avallava la petizione lanciata dal sindaco di Roma per l'indizione dei congressi comunali e provinciali del Pdl entro la prossima primavera è trascorsa con il tam tam di dichiarazioni vicine e lontane sul caso «Granata». Ma non solo. Poco dopo l'arrivo del ministro Gianni La Russa, il sindaco scende dal palco, lo saluta, escono e parlano fitto tra loro. Il ministro guarda gli appunti del discorso che di lì a breve andrà a fare, poi sussurra il nome di Fini all'orecchio del sindaco. Si girano di spalle, poi rientrano in sala. Non sarà un caso se qualche minuto dopo La Russa riesce, parla alla Tv e scoppia il parapiglia su Granata. L'idea è che si sia trovato l'escamotage per mettere all'angolo Fini e costringerlo a prendere una posizione. Di tempo non ce n'è più. In sala si parla, si giudica, qualcuno si arrabbia per l'ennesima boutade. Ma accade dell'altro.  Mentre il circolo mediatico su Granata, La Russa, Fini e Berlusconi anima la mattinata di Orvieto, c'è chi inizia ad attaccare anche Alemanno. In sala, al bar, all'ingresso del palazzo della convention inizia a girare il nome di Potito Salatto, europarlamentare sostenuto proprio dal sindaco Alemanno nelle elezioni per Bruxelles che «spara» via web sul sito di Generazione Italia. «La cronaca del dibattito avviato a Orvieto da Gianni Alemanno è certamente un momento di riflessione che non può non coinvolgere tutto il Pdl - scrive Salatto - ormai va di moda chiedere agli altri la meritocrazia, la democrazia interna, i congressi. Mi domando, altresì, perché poi i richiedenti non siano consequenziali con se stessi. Nella fattispecie la Giunta Alemanno è frutto di meritocrazia? Le liste del Lazio (e non solo) sono frutto di meritocrazia o piuttosto di parentopolicrazia? Coinvolgere - spiega Salatto - significa discutere, mediare posizioni dialetticamente contrapposte... La regola invece che prevale sui territori (non solo romani e laziali) è quella o con me o contro di me con conseguente emarginazione dei mancati yes man tanto vituperati». La «guerra» interna al Pdl inizia insomma a «scendere» e potrebbe presto spostarsi da Palazzo Chigi e Montecitorio al Campidoglio e alla Pisana. Non è un caso che donna Isabella Rauti sussurrava tra sé «eh.. Salatto Salatto...».

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