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Rivolta contro Granata il finiano che nessuno ama

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Tutti contro Fabio Granata. Il deputato Pdl, finiano di ferro, ieri si è trovato al centro di un fuoco di fila di contestazioni violentissime da parte di esponenti del Pdl. Iniziando dal ministro degli esteri Franco Frattini, che ha respinto «sdegnosamente» le sue affermazioni su possibili «collusioni tra Stato e ambienti criminali» fino ad arrivare a Maurizio Lupi che gli ha chiesto apertamente di lasciare il partito. Oppure di essere giudicato dal collegio dei probiviri del Pdl. E mai come stavolta, al di là della difesa d'ufficio che di lui fanno i suoi colleghi finiani, Fabio Granata è solo. Perché anche i fedelissimi del presidente della Camera ne hanno piene le scatole del suo continuo andare sopra le righe, di mettersi sempre un passo avanti a tutti. «Gianfranco deve fargli capire che così non può andare avanti – ragionava un paio di giorni fa un deputato finiano in Transatlantico – Con le sue uscite fa danni enormi. Prendiamo la vicenda Berlusconi-Fini: noi cerchiamo di lavorare in silenzio per ricomporre la frattura, per smussare gli angoli, poi arriva una sua dichiarazione e dobbiamo ricominciare tutto daccapo». E probabilmente il momento per Granata di cambiare registro è arrivato. Siciliano di Caltanissetta, 51 anni, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia e capogruppo in commissione cultura, Granata ha fatto la classica trafila del politico di destra: cresciuto nel Fronte della gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi, consigliere comunale a Siracusa, deputato all'assemblea regionale siciliana, capogruppo di An, vicepresidente della regione, assessore regionale ai beni culturali. E nel 2008 Fini lo fa eleggere, in quota personale, alla Camera. Da quel momento Granata diventa il più acceso dei finiani, con dichiarazioni che spesso creano imbarazzo allo stesso presidente della Camera. Fino ad arrivare alle parole dei giorni scorsi sulla mafia che lo hanno messo praticamente nell'angolo. Dopo il ministro degli Esteri è stato prima Maurizio Lupi a lanciargli un vero e proprio aut aut: «Lo statuto che Granata ha votato è chiaro, netto e preciso. Coloro che hanno parole durissime e strumentali o vanno via dal partito oppure nel partito c'è un luogo che è quello dei probiviri» dove deve essere giudicato. Frasi alle quali Granata ha risposto piccato: «Attendo che mi convochino i probiviri con assoluta tranquillità. Sarei felice di andarci insieme a Nicola Cosentino e a Denis Verdini». In sua difesa sono intervenuti il sottosegretario Andrea Augello e Carmelo Briguglio. Ma con l'invito, tra le righe, ad abbassare i toni: «Ritengo che Granata abbia detto delle cose che non condivido e che sono sopra le righe. Mi spingerei anche a dire che Granata ha detto una sciocchezza. Ma se convochiamo i probiviri per una sciocchezza, credo che in Campania per capire quello che è successo a Caldoro bisognerà convocare la corte marziale».  

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