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Ma Bossi attacca Gianni "A Roma non ha fatto nulla"

Umberto Bossi

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Roma ha un suo partito, una strategia che corre sull'asse Alemanno-Polverini e il senatùr non ci sta. Nella sua enclave, mentre inaugura una sede della Lega nel Varesotto, Umberto Bossi lancia la polpetta avvelenata ad Alemanno. È la «staffilata» al sindaco che aveva chiesto al Carroccio di togliere la parola «secessione» dal proprio statuto. Replica il segretario della Lega Nord: «Noi nel nostro statuto ci mettiamo quello che vogliamo». Poi, il colpo basso: «Alemanno parla così perché a Roma non ha combinato molto. Non ha fatto cose pratiche, per questo si butta sull'ideologia». È la Lega il migliore dei mondi possibili, come la disegna Bossi davanti ai suoi fedelissimi. Porta avanti i suoi programmi, vive nell'armonia interna. Dunque, il federalismo arriverà perché «Berlusconi non farà mancare i voti necessari», anche se con Fini la ferita rimane aperta. Anzi, la Lega e Berlusconi rappresentano «quasi tutti i voti del Parlamento» e sono un'assicurazione sulla vita del governo. E a chi gli chiede se per il dopo Berlusconi sia già pronto l'amico Giulio Tremonti, Bossi ha replicato: «Tremonti è molto bravo, è uno che dà del tu all'economia. Ma è una persona d'onore, non farà mai uno sgarro a Berlusconi». Poi un'altra stoccata alle incrinature nel Pdl alle quali contrappone l'esempio della Lega. Che «non è mai stata così tranquilla come oggi». E lui stesso, il padre padrone dei padani, è pronto a cacciare eventuali piantagrane. «Vadano a seminare zizzania in un altro partito». Infine l'attacco ad Alemanno, funzionale - in questo scorcio di estate e di stallo del dibattito politico - a rintuzzare l'attivismo strategico di Roma. Ma dal Pdl e da Roma arriva subito la replica. Attacca Fabrizio Cicchitto: «Stimo molto Bossi e reputo fondamentale l'alleanza tra il Pdl e la Lega ma questa volta non condivido affatto il suo parere su Alemanno e sulla situazione romana. Abbiamo ereditato sia al Comune che alla Regione un dissesto finanziario ed un disastro politico e Alemanno sta facendo il possibile per invertire la tendenza». «Bossi non conosce né sa nulla di Roma», rincara la dose l'onorevole Vincenzo Piso, coordinatore regionale del Pdl Lazio: «Il sindaco Alemanno in questi due anni ha fatto molte cose anche rispetto all'eredità lasciatagli dal centrosinistra. Ne avrebbe fatte molte di più se non ci fossero state le molte e ripetute resistenze leghiste in Parlamento». Risponde per le rime anche Maurizio Gasparri: «Che Bossi non ami molto Roma si sapeva, ma non è vero quello che ha detto. A me pare che a Roma si stia lavorando molto bene». Prende subito la palla al balzo l'opposizione. E parla Marco Miccoli, coordinatore del Pd nella Capitale: «Dopo che Berlusconi aveva accusato la Roma di Alemanno di essere sporca come una città africana, ora è il turno di Bossi che accusa il sindaco della capitale di non aver fatto nulla. Al sindaco non resta che buttarsi a fare politica nazionale e abbandonare il Campidoglio». Esattamente quello che decise di fare Veltroni. Affossando il Pd.

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