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Ora Luca scalda i motori

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C'è. Eccome se c'è. Ma non si vede. Per lui parla la sua fondazione, Italia Futura. Eppure Luca Cordero di Montezemolo qualche intervista ogni tanto la concede. Ma guarda sempre oltre. Non è un caso che il vangelo secondo Luca sia stato offerto l'ultima volta al Financial Times, a cui ha detto, tra le altre cose, «meglio la Ferrari che la politica». Sì perché l'ex presidente di Confidustria non vuole ruoli di primo piano. Almeno per ora. Aspetta. Di lui si favoleggia: si dice che sarà uno dei quattro moschettieri del fantomatico grande centro, il blocco politico che dovrebbe avere la strada spianata dopo l'era Berlusconi. Lui, Casini, Rutelli e Fini. Roba da favola col finale scontato, quel «vissero tutti felici e contenti» che manca all'Italia da tempo immemore. Chi farà cosa (tipo il premier) si vedrà in seguito. Per ora Montezemolo si accontenta del virtuale. Il sito della sua fondazione è ricco di commenti e fa proseliti. Sulla home page c'è un quadrato azzurro con lo Stivale stilizzato e la scritta in nero: «L'Italia è un paese bloccato. Muoviamoci!». È così che cominciano le imprese (politiche) e Luca qualcosa ne sa dell'argomento. Di suo nel sito internet si sono piccoli post azzurri. L'ultimo dice: «Dobbiamo evitare di pensare che le colpe della corruzione siano tutte nella politica, perché anche in altri settori esistono fenomeni di malaffare che affliggono la nostra vita pubblica. Eppure la politica ha certamente una precisa responsabilità: quella di non avere introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello Stato. E dove lo Stato non funziona si afferma inevitabilmente quella "società fai da te" dove ognuno si sente autorizzato ad arrangiarsi come meglio può, e dunque anche attraverso il ricorso alla corruttela». Gli altri messaggi firmati da lui spronano ad avere «più fiducia nei giovani per il futuro del Paese», «creatività e innovazione per il futuro dell'economia italiana», «scelte coraggiose di fronte alla crisi per difendere l'Italia». Le parole d'ordine sono (casualmente) sempre le stesse: futuro e Italia. Come il nome della sua fondazione. Come l'impegno di Montezemolo. Ma sarà realistico questo grande centro? Dalla fondazione minimizzano: fantasmi. «La tua vita e quella dei tuoi figli è migliorata radicalmente? Pensi di vivere come promesso? Gran parte degli italiani si pone domande come queste, senza preoccuparsi più di tanto del ritorno del passato o di formule barocche come il "grande centro"». Così Italia Futura liquida il dibattito politico in corso e garantisce che «per parte nostra, il lavoro su temi come l'occupazione giovanile, la mobilità sociale, il bene comune e la qualità dell'ambiente sarà sempre più dominato dai veri interrogativi che interessano la vita quotidiana degli italiani». Prendendo spunto dal post di un sostenitore che paventa un ritorno ad un clima come quello del '94, il sito della fondazione parla di «falso paragone». Quello fu «un anno tanto decisivo quanto particolarissimo della nostra storia recente, dove si sono incrociate condizioni e casualità destinate a non ripetersi più», anche se «è molto significativo che molti italiani guardino sempre alla possibilità che quell'anno possa ripetersi». «Si tratta - è il grido d'allarme - della percezione che l'Italia sia condannata a vivere l'eterno ritorno di un passato che non vuole passare. Che si tratti dei fantasmi del comunismo o dell'anticomunismo, della "balena bianca" o del "grande centro", del "nuovo Berlusconi" o del "nuovo Berlinguer", l'impressione è che una parte rilevante della nostra discussione pubblica non riesca mai a guardare avanti». Dunque l'invito è a staccare gli occhi dallo specchietto retrovisore. Chissà che guardando avanti non ci si accorga di Montezemolo. Che, comunque sia, scalda i motori.  

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