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Luigi Frasca Il Governo toglie il «bavaglio» alla stampa sulle intercettazioni.

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Itesti delle registrazioni telefoniche, comunque, sono sempre coperte dal segreto fino a quando le parti non ne vengano a conoscenza. Una modifica che fa arrabbiare Berlusconi e che invece soddisfa Gianfranco Fini. «Avremo una legge che lascerà la situazione pressappoco per com'è adesso – ha commentato il presidente del Consiglio – non si consentirà agli italiani di parlare al telefono né di vivere in un paese civile e democratico». «La battaglia sulle intercettazioni – ha proseguito – porta fuori il difetto della nostra democrazia, costruita con un'architettura costituzionale che non è in grado di produrre interventi di ammodernamento del Paese». Contento invece il Presidente della Camera: «C'è stato un momento in cui l'equilibrio, il punto di intesa ragionevole che è stato raggiunto, non c'era. Era giusto nel Pdl fare la battaglia che abbiamo fatto». «Voglio vivere in un Paese in cui ogni giornale scrive quel che vuole ogni giorno, si assume la responsabilità di quello che scrive, scrive che ci sono delle indagini in corso – ha proseguito – Sarebbe veramente un brutto momento se non si potesse scrivere che è stata aperta un'indagine, che è stata avviata un'inchiesta o che è stato spiccato un ordine di arresto. Questo è certamente possibile, insieme al divieto di pubblicare le chiacchiere, il gossip, il pettegolezzo». Fa buon viso a cattivo gioco anche il ministro della Giustizia Salvatore Alfano: «Dopo due anni di lavoro e discussioni parlamentari, posso affermare che il testo odierno sulle intercettazioni è l'unico punto di arrivo attualmente possibile, stante l'attuale situazione parlamentare ed istituzionale, al fine di conciliare diritto alla privacy, diritto di cronaca ed efficienza delle indagini». «Detto ciò – aggiunge – va riconosciuto che il contenuto del ddl intercettazioni, così come delineato dagli emendamenti fino ad oggi presentati in Commissione Giustizia, è senz'altro meno ambizioso rispetto a quanto previsto nel nostro programma di governo». Nell'emendamento presentato dal sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo si afferma il principio secondo il quale, nel corso delle indagini, l'obbligo del segreto per le intercettazioni «cade» ogni qual volta ne sia stata valutata la rilevanza. In questo senso viene inserita la previsione secondo la quale la documentazione e gli atti relativi alle intercettazioni sono coperti da segreto fino al momento della cosiddetta udienza-filtro. In questo momento del processo, infatti, si selezionano le intercettazioni depositate dal pm e si escludono quelle relative a fatti, circostanze o persone estranee alle indagini. Nella proposta di modifica si disciplinano anche i casi in cui il giudice e il pubblico ministero, prima che ci sia l'udienza-filtro, utilizzino le intercettazioni per emettere, ad esempio, dei provvedimenti cautelari oppure per atti che riguardano la ricerca della prova (ad esempio, un'ordinanza di custodia cautelare oppure un decreto di perquisizione). In questi casi, saranno il pm e il giudice a dover selezionare quali conversazioni dovranno essere trascritte, in quanto rilevanti, per adottare la misura cautelare o l'atto d'indagine. Il meccanismo previsto implica la necessità di restituire al pm la facoltà di operare uno stralcio per tutelare la segretezza delle indagini. Nell'emendamento sono poi indicate tutte le modalità tecniche per selezionare le intercettazioni rilevanti e si stabilisce il divieto di trascrivere parti di conversazioni che riguardano fatti, circostanze o persone estranee alle indagini. Giudice e pubblico ministero potranno poi disporre, con decreto motivato, l'obbligo del segreto, quando il contenuto delle conversazioni trascritte potrà ledere la riservatezza delle persone coinvolte. I difensori potranno estrarre copia delle trascrizioni e potranno trasferire le registrazioni su un supporto informatico.

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