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Dal Tricolore all'Inno d'Italia è sempre la solita storia

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia

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Ormai è un evergreen della politica italiana: il Carroccio contro Roma ladrona. Ma anche contro tutto ciò che rappresenta l'unità del Paese e nega l'esistenza di una Padania libera e indipendente. Basta uno spunto e, immediata, ecco spuntare la polemica. Quella nei confronti del capitano della Roma Francesco Totti è solo l'ultima di una lunga serie. Come dimenticare, infatti, la recente battaglia per introdurre nella nostra Costituzione, oltre al Tricolore, le bandiere regionali? In fondo Umberto Bossi, nel pieno della sua ascesa politica, aveva chiaramente spiegato con il suo colorito linguaggio che lui, con il tricolore, «ci si puliva il culo» (condanna per vilipendio). Altro «nemico» storico delle camice verdi è Goffredo Mameli e il suo inno. Dipendesse da loro farebbero suonare ogni volta il Và pensiero di Giuseppe Verdi. Per ora si concedono lo strappo alla regola durante i mitici raduni di Pontida, ma Luca Zaia, eletto governatore del Veneto lo scorso marzo, ha già fatto un passo avanti: durante l'inaugurazione di una scuola ha fatto suonare sia l'inno di Mameli che il Và pensiero. Polemica assicurata. Ma l'ottimo Luca si è distinto anche per le sue crociate contro la Capitale. La prima l'ha scatenata sulla candidatura per le Olimpiadi 2020. Lui, ovviamente, sosteneva Venezia. E non ha mancato di farlo notare. Prima e dopo quando, davanti alla scelta della commissione di valutazione del Coni (vittoria di Roma ndr), ha commentato: «Siamo assolutamente convinti che la proposta di Venezia non sia stata tenuta nella giusta considerazione e che, invece, avrebbe potuto rappresentare una novità seria per la qualità che esprime. Sia chiaro che ora non escludiamo un intervento formale in altre sedi. Garantisco inoltre che da oggi spulcerò personalmente l'intera documentazione voce per voce, sviscerando numeri, conti e promesse che sono alla base di una scelta che ritenere sbagliata è un eufemismo».   Ma mentre spulciava (ricerca vana visto che non è ha più parlato) Zaia ha trovato un altro motivo per fare polemica. Stavolta nel mirino c'è finita Unicredit. A dire il vero, anche in occasione della battaglia olimpica il governatore se l'era presa con la banca che, avendo tra i suoi soci di maggioranza la fondazione Cariverona, era entrata a far parte del comitato pro-Roma. Quando però Alessandro Profumo ha avviato la trattativa con Rosella Sensi per la cessione della Roma, la rabbia di Zaia è riesplosa. A dire il vero la banca ha solo cercato la formula migliore per rientrare dei soldi che la società le doveva e comunque, da quando si è fusa con Capitalia, Unicredit è tutt'altro che una banca nordista. Ma per la Lega ogni pretesto è buono. Come si dice a Roma: «Nun ce vonno sta'».  

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