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P3: Csm e Cassazione in campo contro i magistrati coinvolti

Alfonso Marra

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La magistratura corre ai ripari. All'indomani delle dimissioni sollecitate dall'Associazione nazionale magistrati nei confronti delle toghe coinvolte nell'inchiesta sull'eolico e sulla cosiddetta Loggia P3, scendono in campo anche Csm e procura generale della Cassazione. La Prima Commissione di Palazzo dei Marescialli ha avviato la procedura per il trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale di Alfonso Marra, il presidente della Corte di Appello di Milano che - stando a quanto riportato agli atti dell'ordinanza che ha aperto le porte del carcere all'imprenditore Flavio Carboni, all'ex giudice tributario Pasquale Lombardi e all'ex assessore al comune di Napoli Arcangelo Martino - avrebbe ottenuto l'incarico dopo un'intensa attività di pressione esercitata dal "gruppo" sul Csm e che sarebbe stato a sua volta oggetto di sollecitazioni per far riammettere la lista Formigoni esclusa dalle elezioni regionali.   La procura generale di Cassazione, titolare dell'azione disciplinare assieme al ministro della Giustizia, ha invece avviato un'indagine disciplinare non solo su Marra ma anche sugli altri magistrati i cui nomi vengono più volte citati negli atti. Tra questi Arcibaldo Miller, capo dell'ispettorato del ministero della Giustizia dai tempi in cui Guardasigilli era il leghista Roberto Castelli. Miller non solo partecipò al pranzo organizzato a casa di Denis Verdini al quale erano presenti Carboni e Marcello Dell'Utri, ma si sarebbe adoperato per un'ispezione (mai attivata ndr) negli uffici giudiziari di Milano sollecitata dal governatore lombardo Roberto Formigoni dopo l'esclusione del suo listino dalle elezioni Regionali. Sono invece destinati ad uscire dall'inchiesta disciplinare della Suprema Corte l'ex presidente della Cassazione Vincenzo Carbone e l'avvocato generale in Cassazione Antonio Martone. Il primo che venne contattato da Lombardi per la causa riguardante Nicola Cosentino, ha lasciato l'incarico due giorni fa per raggiunti limiti di età.   Il secondo, presente al pranzo a casa Verdini in cui si sarebbe parlato di come influire sulla Corte Costituzionale nel giudizio sul Lodo Alfano, ha presentato domanda per andare in pensione la scorsa settimana. Nel frattempo Marra, che si è dichiarato «tranquillo» perché estraneo alla vicenda, commenta favorevolmente la decisione del Csm: «Sono contento che abbia aperto la procedura così si chiarirà la mia posizione». Dovrebbe essere ascoltao nei prossimi giorni, dopo che la presidente della prima commissione Fiorella Pilato avrà messo nero su bianco le contestazioni a suo carico. Ma sull'apertura della pratica si registra il voto contrario dei consiglieri laici del Pdl: Gianfranco Anedda ha votato contro in commissione, mentre Michele Saponara ha liquidato l'istruttoria come «frutto del rancore maturato dopo la sconfitta» di Renato Rordof alla presidenza della Corte di Appello di Milano. Eventuali richieste di trasferimento di Marra o azioni disciplinari esercitate dalla procura generale della Cassazione nei confronti delle "toghe" coinvolte nell'inchiesta (e tra esse è da appurare se vi sia anche il presidente della Corte di Appello di Salerno Umberto Marconi) saranno comunque valutate dopo l'estate e non dall'attuale Csm, che scadrà il prossimo 31 luglio. E sulla questione morale che sta scuotendo la magistratura è tornato il vicepresidente di Palazzo dei Marescialli Nicola Mancino che ha voluto precisare di non aver autorizzato mercoledì il dibattito in plenum su un tema di così «grande rilievo» senza che ne fosse a conoscenza il Capo dello Stato, e ha definito «fuorvianti» altre interpretazioni date al suo diniego. Mancino nei giorni scorsi ha smentito di aver fatto o subito pressioni sulla nomina di Marra, come emergerebbe da alcune intercettazioni agli atti dell'inchiesta della procura di Roma.

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