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La vera guerra è tra i berluscones

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi

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L'ultimo è stato Claudio Scajola. Già, proprio lui. L'ex ministro. L'altra sera ha riunito i suoi in un ristorante di via Aurelia. C'erano una cinquantina di parlamentari anche se in vari ripetono: «Sono andato per cortesia»; «Ero lì perché non lo vedevo da mesi», «Era solo una cena». Sciaboletta è tornato. Era già tornato la scorsa settimana, quando mercoledì aveva fatto ingresso, nuovamente, nell'Aula di Montecitorio. Saluti, convenevoli e un lungo colloquio con Altero Matteoli nei banchi alti. Ieri nuovo ritorno e ingresso plateale nella bouvette con Napoli, Nicolucci, Scandroglio, Abrignani, Pepe e un altro nugolo di peones. Il messaggio per tutti è chiaro: è tutto come prima, andiamo avanti e i nostri riferimenti nel partito restano quelli istituzionali. Ovvero Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello. Proprio nel giorno in cui tra finiani e berlusconiani sembra reggere una flebile tregua, lo scontro si sposta altrove. Ed è tutto dentro gli ex Forza Italia. Non è un caso che un fedelissimo del presidente della Camera, davanti a una fetta di melone alla bouvette, riassuma la situazione così: «Berlusconi non vuole le correnti? Ma è lui che ha cominciato. Sciolga subito i Promotori della Libertà e noi chiudiamo Generazione Italia». Già, tutto è cominciato con i Promotori affidati a Michela Vittoria Brambilla. Sono i pretoriani del Cav, a cui lui si rivolge con messaggi audio che vengono diffusi sul sito internet come fossero messaggi di Al Qaeda: incitano alla mobilitazione. Subito dopo s'è fatto avanti Mario Valducci, forzista della prima ora, con i suoi Club della Libertà. Poi il salto di qualità con Liberamente, su iniziativa di Mariastella Gelmini e Franco Frattini. È un'associazione organizzata sul territorio a cui hanno aderito già un'ottantina di parlamentari. Dentro ci sono soprattutto i trenta-quarantenni forzisti che sotto sotto, ma nessuno lo dichiara, puntano a un cambio generazionale dentro il Pdl. Ed è anche per questo che Cicchitto ha protestato con il Cavaliere, facendogli notare che non si può fare la guerra a Fini se poi anche i berlusconiani si organizzano per correnti, componenti, aree tematiche e affini. E così lui e altri hanno chiesto di sconfessare pubblicamente le correnti, di qui il comunicato dell'altra sera: «Il Pdl è nato come movimento popolare, espressione diretta degli elettori, per amalgamare tutte le tradizioni politiche del centrodestra e per sconfiggere così la vecchia partitocrazia e la vecchia logica delle correnti, da qualunque parte provengano». Poi però ha parlato al telefono sia con Frattini che con la Gelmini e, come suo solito, li ha esortati ad andare avanti con Liberamente anche se ha chiesto loro di mantenere un profilo culturale e non politico. Sabato a Siracusa ci sarà un convegno anche con Prestigiacomo e Carfagna. E poi altre iniziative sul territorio. All'orizzonte il rinnovo delle cariche al gruppo alla Camera (quello che, a differenza del Senato, ha sofferto di più in questa prima parte di legislatura). L'attuale capogruppo non è in discussione ma i suoi vice sì: la nuova guardia vuole cominciare a contare da lì. E Fini? Berlusconi non vuole sentire nemmeno il nome: «Ignoratelo», ha detto ai suoi. «Tanto - è il ragionamento - si farà fuori da solo».

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