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Il Pdl smentirà le Cassandre

Il Pdl in piazza

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Le Cassandre non si danno pace. E, del resto, è il loro mestiere. Prefigurano scenari oscuri, apocalittici per il futuro del governo e dello stesso Popolo della libertà. Basta una fluttuazione nei sondaggi  perché esse possano annunciare una inversione di tendenza nelle preferenze degli italiani e l'inizio della fine dell'era berlusconiana. Dimenticano, queste Cassandre, che nella storia dell'Italia repubblicana non vi sono stati mai livelli di consenso paragonabili a quelli che, pur nei momenti più critici e nelle situazioni politicamente più difficili, sono stati registrati durante la navigazione politica del governo di centro-destra e che, malgrado le campagne denigratorie nei suoi confronti, hanno sempre accompagnato la stessa figura di Berlusconi. E tutte le loro previsioni sono, così, costantemente e periodicamente, smentite dagli avvenimenti: anche quando certi comportamenti di personaggi del centro-destra lascerebbero pensare al contrario. Qualcosa, un fatto del genere, non lo si può negare, vorrà pur dire. Ed è bene rifletterci. La prima considerazione riguarda il sistema politico. Con la fine della prima repubblica e con la discesa in campo di Berlusconi molte cose sono cambiate. E molte altre sono rimaste uguali. Non si è realizzata la "rivoluzione liberale" sognata da "professori" della prima stagione di Forza Italia, quella rivoluzione "liberale e liberista" che avrebbe dovuto portare all'abbattimento della pressione fiscale e a una sempre più forte liberalizzazione della economia. Si è però realizzata un'altra rivoluzione, pur essa importante. Una rivoluzione che ha affondato il bisturi in profondità in un sistema politico oligarchico - quello caratteristico della prima repubblica - partitocratico e correntocratico, fondato sul sistema elettorale proporzionale puro (o quasi puro). È stata, di certo, una rivoluzione incompiuta, ma pur sempre una rivoluzione, che ha introdotto persino, in concreto, la prassi della "alternanza" nei ruoli di governo e di opposizione per le coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra. E, alla fine, ha determinato un altro fenomeno significativo, quello della semplificazione del quadro politico, con la riduzione del numero dei partiti rappresentati in Parlamento e con la esclusione dalla Camere di forze e movimenti che si richiamano a ideologie o a progetti politici ormai sconfessati dalla storia ed estranei all'orizzonte della modernità. La seconda considerazione riguarda il ruolo che in questa trasformazione del sistema politico ha avuto Berlusconi. È un ruolo fattivo. Da ideatore della svolta e da protagonista. Piaccia o non piaccia, il dato di fatto è che all'origine del nuovo sistema politico italiano, con i suoi pregi e con i suoi difetti, ci sono Berlusconi e le sue creature politiche: Forza Italia, in primo luogo, e il Popolo della libertà, in secondo luogo. Berlusconi è apparso sulla scena della politica, verso la metà degli anni novanta, come una personalità nuova che si muoveva in sintonia con una concezione moderna della politica, una concezione post-ideologica, basata sulla concretezza piuttosto che sulla fumisteria di programmi che riflettevano gli apriorismi delle vecchie ideologie. Le categorie classiche, individuate dagli studiosi della politica, per definire certe caratteristiche della leadership - la figura del capo carismatico, per esempio, o quella del capo populista o quella del dittatore e via dicendo - non sono affatto in grado di cogliere il "fenomeno Berlusconi" proprio perché si tratta di categorie formulate, a suo tempo, per spiegare fenomeni tipici di epoche dominate dalle ideologie contrapposte. Questa osservazione spiega, per inciso, la virulenza dell'antiberlusconismo o, per meglio dire, le reazioni dei residui del vecchio sistema nei confronti dell'avanzare del nuovo. Le sorti della democrazia, naturalmente, in questo scontro non c'entrano per nulla. C'entra, semmai, il tentativo di conservare rendite di posizione. La terza osservazione riguarda il Popolo della libertà. È fuor di dubbio che senza Berlusconi il Pdl non esisterebbe. Esso è nato - dal famoso "predellino" milanese - come soggetto politico nuovo: non, quindi, come una federazione di altri soggetti ovvero come somma o fusione di forze politiche preesistenti. È nato come soggetto politico autonomo funzionale al sistema politico nuovo che, volenti o nolenti, si sta affermando: un soggetto politico nel quale le "correnti organizzate" tipiche dei partiti di ieri non hanno diritto di cittadinanza. Per questo le uscite di Berlusconi contro le correnti, sotto qualunque forma, è coerente con il suo progetto politico. E, alla lunga, risulterà vincente. Queste osservazioni lasciano intendere, alla fine, perché le Cassandre di turno abbiano sempre torto. Esse, infatti, rifiutano di cogliere il cambiamento, anche antropologico, intervenuto nella politica italiana. E continuano a ragionare secondo schemi vecchi. Ma la storia va avanti. Senza di loro. E malgrado loro.  

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