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La scure sulla cultura suscita un dissenso bipartisan

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Adirlo è Niki Vendola, presidente della Puglia (Sinistra Ecologia Libertà) in guerra dichiarata con il ministro dell'economia Giulio Tremonti. Ma a pensarla come il governatore c'è anche Umberto Croppi, Pdl, assessore alla cultura a Roma nella giunta di Gianni Alemanno. Quando si tratta di cultura il fronte del no al decreto anticrisi firmato da Tremonti è dichiaratamente bipartisan, con esponenti di regioni, comuni, province in prima fila nel dire che così non va e che, anche in extremis, qualcosa deve essere cambiato. Anzi. Tra le curve sinuose e moderne del Maxxi di Zaha Hadid a Roma, dove Federculture ha riunito oggi le intelligenze del settore per alzare il tiro contro le norme più contestate del provvedimento, è proprio l'assessore capitolino, autorevole esponente della maggioranza di governo, a lanciare l'idea di una «serrata» dei musei. «Non posso deciderlo io - sottolinea - ne parlerò subito con il sindaco Alemanno ma è chiaro che qualcosa di plateale bisogna farlo». Più barricadero lui del governatore della Puglia, che pure aveva definito la manovra finanziaria «efficace solo per l'impoverimento». Vendola concorda sulla necessità di un'azione che dia visibilità alla preoccupazione di amministratori pubblici e imprese, lancia una sfida dichiarata a Tremonti («farò sempre il contrario») ma sulla serrata non si sbilancia. Assessori alla cultura di ogni colore, da Fiorenzo Alfieri di Torino (Pd) ad Andrea Ranieri di Genova (centrosinistra), Andrea Arcai (Pdl) di Brescia, sono con Croppi. Per il Pd è il senatore Vincenzo Vita a lanciare l'allarme più duro: «Bisogna fare qualcosa subito o è inutile - dice riferendosi alla commissione bilancio del Senato dove si sta esaminando in queste ore il provvedimento del governo - Con stanotte si chiude la partita e non si riapre più. È un genocidio, con governo e maggioranza che nemmeno danno un segno di interesse». Il Pd, spiega, sta sostenendo gli emendamenti presentati con Federculture - in tutto sono una decina - per modificare le norme del decreto più contestate da operatori, associazioni, amministratori locali. «Abbiamo trovato pure la copertura - anticipa Vita - le spese si potrebbero coprire con i circa 2 miliardi derivanti dalla gara per le frequenze digitali». Intanto, sempre per ottenere modifiche alla manovra in favore della cultura, Fai, Wwf, Italia Nostra, Legambiente, Civita e Federculture stanno preparando un appello a Berlusconi.

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