Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

I sindacati americani «hanno capito completamente» la situazione della Fiat.

default_image

  • a
  • a
  • a

L'addel Lingotto e di Chrysler loda il sindacato Usa. E lancia un nuovo, inequivocabile segnale alla Fiom, che fino ad oggi si è opposta senza riserve al piano di rilancio dello stabilimento di Pomigliano. Il quotidiano economico statunitense ha pubblicato venerdì un'intervista al numero uno della Fiat. E ha raccolto le sue parole sugli United Auto Workers, i rappresentanti dei metalmeccanici americani. «I leader del Uaw hanno capito completamente la nostra situazione», ha detto Marchionne. E ha aggiunto: «Staremo bene insieme fino a quando saremo d'accordo sulla necessità di essere l'impresa più competitiva». Un riconoscimento al comportamento collaborativo dimostrato in questi mesi di confronto. Per questo l'ad ha promesso: «continueremo a lavorare con loro» finché le cose funzioneranno. Ma le parole di Marchionne sono state subito lette come un nuovo attacco alla posizione della Cgil. Il sindacato guidato da Guglielmo Epifani infatti era stato l'unico a non firmare l'accordo sul piano da 700 milioni per riportare la produzione della Nuova Panda nello stabilimento di «Giambattista Vico». E nell'assemblea generale di giovedì scorso i delegati Fiom avevano respinto all'unanimità l'intesa. Inevitabile quindi una risposta. Le prime parole sono state quelle del segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi: «Marchionne ha detto che i sindacati in America capiscono, devo dire che lui sicuramente non capisce l'Italia», ha detto. E ha aggiunto: «non può pensare di lavorare in Italia con leggi polacche o americane». «Senza consenso le fabbriche non funzionano», gli ha fatto eco il segretario generale Maurizio Landini. Lasciando intendere che la Fiom potrebbe complicare molto i rapporti di fabbrica nello stabilimento campano. Per questo Landini ha chiesto nuovamente di riaprire il tavolo delle trattative come «atto di saggezza» da parte di Fiat. «Altro che un nuovo tavolo, l'investimento per Pomigliano è appeso ad un filo sottile», ha detto invece il segretario Uilm Rocco Palombella. E ha ribattuto che la responsabilità del fallimento dell'operazione ricadrebbe su «chi ha lavorato perché il progetto sfumasse». Cioè la Fiom. Ma Palombella ha chiamato in causa anche Marchionne: «Continua a parlare di Usa e non di Pomigliano», ha osservato. E ha lanciato un appello all'ad: «Rispetti l'accordo. Si può fidare di noi e della stragrande maggioranza dei lavoratori che vuole l'investimento e il posto di lavoro». Fra. Alf.

Dai blog