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Le Province ricorrono al Tar contro l'aumento dei pedaggi

Il casello autostradale  della Napoli-Salerno

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Gli amministratori locali del Lazio si uniscono contro il rincaro dei pedaggi che dal primo luglio ha colpito la Capitale. Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e quello della Provincia di Rieti, Fabio Melilli, hanno deciso di fare ricorso al Tar contro gli aumenti che riguardano i caselli autostradali sulle bretelle di accesso al Grande Raccordo Anulare gestite dall'Anas. Melilli ieri ha partecipato alla protesta dei lavoratori della Sabina, organizzata dal gruppo del Pd al Consiglio regionale del Lazio al casello di Fiano e ha ribadito quanto già espresso nei giorni scorsi: «Stiamo ricorrendo al Tar perché il decreto del governo venga annullato, visto che non si può trasformare una tariffa in una tassa e farla per di più pagare a coloro che il Gra non lo percorrono».   Il presidente della Provincia di Rieti è stato chiaro: «Non avendo la possibilità di installare decine di caselli attorno al Gra, il governo ha deciso di far cassa con i lavoratori delle province che si recano ogni giorno nella Capitale, con il risultato assurdo che pagherà la manutenzione del Raccordo anche chi per recarsi a Roma il Raccordo non lo utilizza». Dopo la dura reazione dei giorni scorsi contro gli aumenti («sfondo tutto» aveva detto) il sindaco di Roma ha accolto favorevolmente la decisione degli amministratori locali. «Condivido la scelta dei presidenti delle Province di Roma e di Rieti di fare ricorso al Tar - ha dichiarato Gianni Alemanno - Devono farlo loro perché riguarda il loro territorio, io continuo a ripetere che si deve fare un provvedimento per scaricare queste necessità finanziarie non sugli utenti ma sulle società concessionarie, che sono monopolio, hanno margini molto rilevanti e credo possano essere disponibili ad una rinegoziazione del contratto». Soddisfatto del ricorso al Tar anche il vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Astorre (Pd) che ha chiesto alla governatrice Renata Polverini di «rendere possibile lo stesso impegno della Regione in questo senso». Sugli aumenti dei pedaggi autostradali Esterino Montino, capogruppo del Pd al Consiglio regionale del Lazio ha lanciato una sfida: «Saremo al fianco di Alemanno e Polverini se si mettono a combattere sul serio una battaglia per la dignità del Lazio», ha dichiarato. E mentre il Pd ha chiesto l'audizione in Parlamento del ministro dei Trasporti, Altero Matteoli («latitante» secondo l'opposizione), e di Pietro Ciucci, presidente dell'Anas, l'associazione nazionale per la difesa e l'orientamento dei consumatori si è detta pronta a costituire un «Comitato di pendolari del Gra» a sostegno del ricorso al Tar promosso dai presidenti delle Province di Roma e Rieti. Intanto prosegue la polemica a distanza con le Regioni del Nord. Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni (Lega) ha etichettato come «spropositate» le reazioni scoppiate «per l'introduzione del pagamento per l'utilizzo di alcune reti viarie», anche perché i nuovi pedaggi sanano - a suo avviso - «un divario di trattamento» che ha penalizzato in questi anni il Nord. Ricordando gli aumenti ai pedaggi delle tratte di autostrade e tangenziali milanesi relativi all'adeguamento dei canoni, l'esponente del Carroccio ha attaccato: «Mentre al Nord è normale tartassare il pendolare che ogni giorno resta intrappolato nel traffico, a Roma il fatto di avere giustamente equiparato l'arteria della Capitale al regime di pedaggio vigente sulle tangenziali milanesi è vissuta come un'ingiustizia». Nel Lazio non ci stanno. L'adeguamento del canone avviene ovunque e non solo sulle tangenziali milanesi. A Roma sono nove i caselli che aumentano le tariffe, in Lombardia neanche uno. Qualcuno contrattacca: «Lega ladrona».  

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