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Berlusconi attacca i giornali e i giudici: "Sono metastasi"

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Berlusconi torna all'attacco. Il volto è tutt'altro che tirato, malgrado le 13 ore di volo che dal Canada lo hanno portato in Brasile. Ma il premier è un fiume in piena quando si presenta davanti alle telecamere che lo aspettano nella hall dell'albergo nel cuore di San Paolo, a due passi dall'Avenida Paulista. La lettura dei giornali, anche ieri, gli ha lasciato l'amaro in bocca. E lui non lascia correre. Se la prende con la stampa e poi anche con i magistrati: «Certi giudici sono metastasi - accusa - La sovranità è in mano loro, non più in quelle dei cittadini». Ma nel mirino del Cavaliere ci sono soprattutto i giornali. Caso Brancher, rapporti con il Quirinale, «guerriglia» nella maggioranza sul ddl intercettazioni.   Le «piccole questioni nazionali» - come le ha definite in Canada - stanno inseguendo il presidente del Consiglio anche Oltreoceano. E sul modo di riferirle dei quotidiani Berlusconi si mostra «disgustato», arrivando a «invocare» uno «sciopero» dei lettori contro quella che definisce ormai la «disinformazione» quotidiana. Lo sfogo, in un primo momento, è rivolto contro «i resoconti sulla riunione del G20 che sono l'esatto contrario» del clima di accordo che si è respirato, a suo avviso, durante il summit. Ma l'orizzonte si allarga inevitabilmente - o meglio si restringe al cortile interno - quando Berlusconi sibila che ormai «da molti mesi a questa parte c'è una disinformazione che vedo fare che è inconcepibile». E annuncia: «Me ne andrò solo quando avrò fatto del mio Paese una vera democrazia». Andare in «pensione anticipata»? Non se ne parla. «Sono costretto a restare per almeno altri tre anni». Già in mattinata - quando l'aereo di Stato era ancora in volo - una nota di Palazzo Chigi era stata diffusa alle agenzie per stigmatizzare le «ricostruzioni fantasiose» riportate da La Repubblica su una presunta irritazione del Cavaliere contro Giorgio Napolitano sulla gestione del caso Brancher. E appena arrivato in Brasile, prima di infilarsi in camera per un po' di riposo, Berlusconi parla così alle telecamere: «Bisognerebbe fare uno sciopero degli italiani per insegnare ai giornali a non prendere in giro i loro lettori». In particolare, riferisce, «ho letto dei resoconti sul G20 che sono veramente una presa in giro dei lettori». Le parole di Berlusconi hanno ovviamente provocato un putiferio nell'opposisione. Per Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori del Pd «sono gravissime, ma purtroppo non sorprendenti» e rappresentano «l'ennesima testimonianza di un'ossessione per la libertà di informazione che non si ferma davanti a nulla e che non esita a incitare gli italiani a non pagare il canone tv oppure, come accaduto oggi, a non acquistare i quotidiani». Per Di Pietro, «il presidente del Consiglio è allergico alla libertà di stampa». E Roberto Natale, presidente della Federazione della stampa afferma: «È spudorato ogni oltre limite. Il titolare di una gigantesca concentrazione mediatica, capo di un impero televisivo che sottrae risorse alla carta stampata, ora arriva a sollecitare lo sciopero dei lettori contro i giornali, rei di non allinearsi sempre e comunque alla propaganda governativa».  

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