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Brancher non si dimette: "Vado avanti"

Aldo Brancher

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«Non ho nulla da rimproverarmi, ho tanto lavoro da fare e vado avanti». Dopo la rinuncia ad utilizzare lo «scudo», per il ministro al Decentramento, Aldo Brancher, è il momento dello sfogo: «Tutto quello che ho registrato e visto in questi due o tre giorni è una cosa che proprio non mi aspettavo. Sono stupito che l'Italia sia fatta di cattiveria e di odio». E aggiunge: «Nella vita ne ho passate di tutti i colori, ma fino a questo punto...». E infatti sembra proprio che la polemica attorno al neoministro non accenni proprio a scemare tanto che, nonostante sabato sera Brancher abbia deciso di rinunciare ad avvalersi del legittimo impedimento nel processo Antonveneta, l'agone politico continua ad attaccarlo. Èd è proprio la sinistra che, non accontentandosi di vedere il ministro davanti ai giudici il prossimo 5 luglio, ora vuole la sua testa. «Dimissioni» è la parola chiave che fa da filo conduttore a tutte le dichiarazioni degli esponenti di centrosinistra. Una richiesta respinta non solo da Pdl e Lega ma anche dallo stesso Brancher che tenta di mettere fine anche a quest'ultima polemica: «Le dimissioni non sono assolutamente in programma». E aggiunge: «Non mi avvalgo di nessuna protezione. Io sono tranquillo e sereno e devo proteggere la mia famiglia, i miei bambini» di fronte «soprattutto al riflesso che queste cose vergognose hanno dal punto di vista personale, intimo e degli affetti personali». Brancher ora ha davanti a sé una settimana molto faticosa. Già oggi infatti l'Italia dei Valori presenterà una mozione di sfiducia nei suoi confronti proprio perché, come ribadiscono in una nota congiunta i capigruppo dipietristi di Camera e Senato, Massimo Donadi e Felice Belisario, «la sua nomina è un imbroglio dimostrato dal fatto che non ha uno straccio di delega o competenza. Il ministro Brancher deve andare a casa. Per questo l'Idv, ribadisce l'invito a tutte le opposizioni e a tutti i parlamentari che hanno a cuore le istituzioni e la dignità di questo Paese a sottoscrivere la mozione». Una richiesta di confronto che ha trovato immediatamente d'accordo Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd: «Al momento non sappiamo neppure di che cosa dovrebbe occuparsi Brancher, visto che nessuna delega gli è stata assegnata a dieci giorni dalla nomina. È l'ulteriore prova che ci troviamo di fronte a un'incredibile buffonata finalizzata a evitare i processi».   Un problema, quello delle deleghe, sul quale anche il ministro ha voluto ribattere: «Quando si accetta un impegno si sa perfettamente cosa si va a fare. L'opposizione vada a vedere le deleghe, ne ho un sacco che devo portare avanti. Sono quelle che sono scritte, sono in Gazzetta ufficiale, se le leggano tutti». E così, mentre l'opposizione cerca di affossare Brancher la maggioranza lo difende anche se con alcuni distinguo. Infatti se il ministro Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, prende le sue parti («Anche nel caso del ministro Brancher, che ha dimostrato senso di responsabilità e coscienza degli interessi nazionali, il Pd dimostra di non sapersi affrancare da Di Pietro»), il finiano Italo Bocchino, deputato del Pdl, rivendica un ruolo fondamentale del suo gruppo nel risolvere il caso Brancher: «La sua decisione di accogliere il nostro invito di rinunciare al legittimo impedimento è saggia e utile soprattutto a tutelare il governo e Berlusconi». E poi lancia l'appello al Pdl: «Per evitare altri autogol come questo - sottolinea il coordinatore di Generazione Italia - d'ora in poi sarebbe opportuno discutere di più negli organi di partito, dove si chiede la conta soltanto per mettere in minoranza Fini, che poi sulla legalità è in linea con la maggioranza dei nostri elettori». Guarda avanti invece la Lega che con il capogruppo alla Camera, Marco Reguzzioni, spiega: «È indispensabile portare avanti con determinazione l'azione di governo che prevede l'attuazione del Federalismo nel minor tempo possibile. Le polemiche sollevate attorno alla nomina del ministro Brancher non ci distoglieranno dal motivo principale per cui in tanti ci hanno votato: proseguire speditamente sul cammino delle riforme».

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