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Questa sinistra è una barzelletta

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Alla faccia dei contenuti e dei bisogni degli italiani. Doveva essere una manifestazione di protesta contro la Manovra tremontianberlusconiana. Un'occasione d'oro per attaccare il governo che continua a rubare ai poveri per dare ai ricchi. Il Pd e il suo segretario Pier Luigi Bersani sono riusciti a trasformarla in una puntata di Zelig. Con gli sketch di Corrado Guzzanti nei panni del ministro dell'Economia (già utilizzato nella campagna di lancio della manifestazione ndr), della sorella Caterina in quelli del ministro Mariastella Gelmini e con Maurizio Crozza-Renato Brunetta. Il tutto montato in un videoracconto delle dichiarazioni sull'economia rilasciate dai diretti interessati. Un video che si è aperto con le immagini del presidente Silvio Berlusconi. No, non è uno scherzo, la manifestazione antimanovra dei Democratici l'ha aperta Silvio Berlusconi. E il prevedibile corollario di fischi che la platea del Palalottomatica di Roma gli ha riservato. Roba da avanspettacolo. O da stadio se si considerano anche le immancabili vuvuzelas sudafricane suonate da un gruppo di operai licenziati. È la svolta pop del Pd. Quella che tanto piace al segretario Pier Luigi Bersani. Che mette insieme Sanremo e gli operai della Fiat. Così non stupisce che anche la carrellata di interventi mischi in maniera del tutto sconclusionata ironia e drammaticità, serio e faceto. Drammatica, ad esempio, è la testimonianza di Mila Spicola, insegnante di Palermo, che racconta la fatica di essere tutti i giorni in prima linea e chiede ai Democratici di non lasciare il mondo della scuola a protestare da solo come è accaduto negli ultimi due anni. Istituzionali, invece, gli interventi di Sergio Chiamparino e Vasco Errani che, oltre ad essere esponenti del Pd, sono i presidenti dell'Anci e della conferenza Stato-Regioni. Mentre l'attore Fabrizio Gifuni, parlando delle situazione della cultura italiana, evita battute, cita Pier Paolo Pasolini e parla di «genocidio culturale». Per farsi quattro risate bisogna attendere don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco che, parlando di falsi invalidi e poveri, non si lascia sfuggire l'occasione di qualche freddura.   «Saluto tutti ma non so come chiamarvi perché la parola compagno...- spiega dal palco - Quando oggi incontri un vecchio amico con una giovane donna non sai se è la segretaria, un'amica, qualcosa di più, un'orsolina in privato. Non puoi salutare e chiedere chi è perché rischi grosso. E anche se si tratta di un uomo rischi...» O ancora: «Ero indubbio su quale linguaggio utilizzare, se quello apocalittico, quello moralistico. Scelgo quello delle parabole. Che con questi tempi brutti per i preti tra pedofili, Brancher, Propaganda fide...» Risate e applausi. Poi, giusto per non farsi mancare di niente, ecco un altro minuto di Guzzanti-Tremonti. Insomma lo spettacolo va avanti con il giornalista-presentatore Cristiano Bucchi a dettare i tempi. Il gran finale è tutto di Bersani che infiamma la platea un po' attaccando Berlusconi («o rispetta la Costituzione o, se non gli piace, se ne va a casa»), un po' spiegando le contro-proposte del Pd sulla Manovra, e un po' lamentandosi con quella classe dirigente che va dietro a qualsiasi cosa il governo dica e prometta. «Eppure - sottolinea - non è gente qualsiasi». In fondo la ricetta dei Democratici è semplice: «Se c'è qualcosa da mandar giù la si mandi giù tutti». Invece «Berlusconi paga zero», e la Lega tanto dura «con gli inni e le squadre di calcio», è «un po' mollacciona il miliardario».   Il partito, non ha nessuna intenzione di cambiare i saldi della Manovra, ma chiede che ci sia un «riequilbrio», che vengano «spostati pesi e misure», che si apra un «cantiere di riforme per la crescita». Le proposte democratiche ci sono, gli emendamenti al testo messo a punto da Tremonti anche, ora tocca la governo. E non sarebbe male, se tutti quelli che hanno usato «colate di piombo» per parlare di «abolizione dell'Irap, abolizione del bollo, Robin Hood, banca del Sud, piano per il Mezzogiorno, credit card», usassero «"un piombino" per dire che erano tutte balle». «"Le mille bolle blu" - dice Bersani - nella versione di Apicella potrebbero diventare "Le mille balle azzurre"». Risate. Nicola Imberti

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