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Le previsioni del mago Bersani

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani

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Ci sono due modi per vincere le elezioni e governare un Paese. Il primo si fonda sul tentativo faticoso di convicere gli elettori a votarti. Sulla campagna elettorali e i programmi di governo. Il secondo è meno faticoso: basta sperare che l'avversario si autoelimini. L'opposizione italiana, non sapendo più cosa inventarsi per strappare a Silvio Berlusconi la poltrona di presidente del Consiglio, ha deciso di puntare sul masochismo della maggioranza. E, aggrappandosi un po' alla Lega e un po' a Gianfranco Fini, spera che Berlusconi tolga il disturbo da sé. Certo, nel frattempo prova anche a fare un po' di politica (oggi, ad esempio, il Pd si riunirà al Palalottomatica per protestare contro la Manovra), ma l'impressione, confermata peraltro dai dati dei sondaggi, è che per quanti sforzi facciano, gli elettori preferiscano tenersi questo governo. Così meglio ricorrere al piano B: sperare e gufare. Lo fa senza paura il leader democratico Pier Luigi Bersani: «Non riesco ad immaginare che possano durare altri tre anni. Il collante di questo governo è il legame tra Berlusconi e la Lega ma l'attuazione del federalismo può rappresentare il punto di rottura. Non basta la nomina di Brancher». Per il segretario del Pd «i nodi nella maggioranza stanno arrivando al pettine», come dimostra anche il fatto che il premier Berlusconi non sciolga l'interim allo Sviluppo economico «per beghe interne». In ogni caso Bersani è pronto: «C'è da fare ma io non dispero perché quando si arriva al dunque è evidente che i due campi sono veramente alternativi e sui grandi temi costituzionali è evidente che il grande campo del centrosinistra non accetta deformazioni populiste e plebiscitarie». Nell'attesa, però, meglio far sapere a Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini che lui è disponibile ad allearsi «con chiunque» per «rafforzare la mia Costituzione, che è la più bella del mondo, riformando e adeguando le istituzioni». Invito cui il presidente della Camera risponde immediatamente: «Non sapevo che Bersani volesse entrare nel Pdl». Peccato che la stessa cosa Fini non la dica a Francesco Rutelli che, sulle pagine di Panorama, si esercita, esattamente come Bersani, nell'arte divinatoria. Il leader di Alleanza per l'Italia è convinto che «il governo Berlusconi cadrà nel giro di un anno e a farlo cadere sarà Bossi che ha capito che non riuscirà a portare a casa il federalismo». Per questo pensa ad una formazione politica che guardi a Fini, «ma anche Casini». «Intanto - aggiunge -, stanno venendo da noi molti militanti ed esponenti del Pdl, laici e liberali delusi dal partito. Ma anche dal Pd ci stanno arrivando molti segnali da parte di un'area insofferente all'egemonia degli ex diessini: molti verranno anche da lì». E siccome Antonio Di Pietro non può permettersi il lusso di restare ai margini delle grandi manovre, eccolo pronto a lanciare il suo appello a Gianfranco sul tema delle intercettazioni: «Ci auguriamo che il presidente della Camera e il Parlamento boccino, blocchino questa pretesa di Silvio Berlusconi di farsi un'ennesima legge per farla franca». E pensare che la saggezza popolare ancora si ostina a sostenere che «chi fa da sé fa per tre».

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