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L'Europa vuole toglierci la Nutella

Fan della Nutella in piazza

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Che mondo sarebbe senza Nutella? Non lavorate troppo di fantasia: magari non l'intero orbe terracqueo, ma almeno l'Europa potrebbe avviarsi verso un'epoca grama, dai devastanti effetti per la psiche e per il palato. Private della possibilità di gustare la deliziosa crema figlia del gianduia, intere popolazioni reagirebbero in modo sconsiderato, in una atroce altalena fra depressione e aggressività. Con i bambini a frignare per pretendere la loro colazione preferita, e gli amanti a dover riconsiderare tutta una gamma di giochi erotici dal sapore casareccio. Ma cos'è accaduto? Un fatto meramente tecnico, a guardarlo distrattamente. Il Parlamento Ue ha approvato, in prima battuta, l'introduzione del "miglior profilo nutrizionale" sulle etichette degli alimenti. A tradurre dal burocratese continentale ci pensa Francesco Paolo Fulci, vicepresidente del Gruppo Ferrero: «Questo voto, se confermato, potrebbe mettere fuori legge la Nutella e la stragrande maggioranza dei prodotti dolciari. Oggi ci dicono di non fare messaggi promozionali, ma domani ci faranno scrivere come sulle sigarette: "Attenti, è pericolosa, favorisce l'obesità", o magari ci metteranno delle tasse fortissime».   Il rischio c'è. E in una congiuntura storica come questa, dove la crisi ci morde i polpacci, vorrebbero anche impedirci la consolazione di una ricarica - magari notturna - con l'impareggiabile dolciume? Miope Europa: piuttosto che mortificare la dispensa, dovrebbero arricchirla, semmai. Con i bond di mezza Ue diventati carta straccia, e i posti di lavoro che diminuiscono di ora in ora, questi illuminatissimi governanti si preoccupano di qualche caloria in più, vengono a svuotarci la cucina, ci abituano a tirare la cinghia prima del tempo. Se c'è un elemento surreale, in questa legislazione strasburghese, è proprio l'accanimento sul menu. Ora mirano ai dolciumi, ma non si è certo chiusa la ferita sullo stop alla pesca di telline e cannolicchi, in vigore dal primo giugno. Nel frattempo la Ue ha lavorato attorno alle mense con una fantasia che neanche i sofisticatori alimentari professionisti: la Coldiretti ricorda che è già stato dato il via libera al formaggio praticamente senza latte, e del vino che non conosce l'uva, ottenuto con la fermentazione di lamponi o ribes, con la gradazione esasperata dall'aggiunta di zucchero. Si possono commercializzare aranciate senza arancia (non in Italia, non ancora), mentre nei supermercati oltreconfine impazza la vendita della Fontina svedese, della palenta (con la "a") montenegrina, del Parmi olandese, del barbera bianco romeno, come in una orrenda satira del gusto nazionale. Ma la Nutella no: è la linea del Piave dello stomaco e dell'anima. Ci si organizzerà in trincee più profonde del barattolone di pasta di cioccolata e nocciole entro cui scavava famelico il Nanni Moretti di "Bianca" e non si lascerà passare lo straniero. È storia patria, questa: il primo vasetto - erede della "Supercrema" Ferrero - era uscito dagli stabilimenti di Alba il 20 aprile 1964. Ci sono almeno tre generazioni di italiani pronte a difendere la Nutella (non importa, in fondo, quale sia la destinazione d'uso) con cucchiaio e coltello. Sarà lotta all'ultima spalmata.  

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