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Le Regioni bocciano la manovra del governo

Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini

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Le Regioni non ci stanno e sono già sul piede di guerra contro i tagli previsti dalla manovra. Una sonora bocciatura arrivata ieri con un documento votato da tutti i presidenti di Regione riunitisi straordinariamente ieri a Roma in Conferenza. «La manovra - si legge nel testo - è stata costruita dal governo senza condivisione né sulle misure né sull'entità del taglio, riproponendo una situazione di assenza di coinvolgimento diretto». E così, mentre i governatori sottolineano come «sostanzialmente si riducono i margini della riforma del federalismo fiscale» e questo, scrivono, «è un problema gravissimo», il presidente, Vasco Errani, lancia un monito al governo avvertendolo di cambiare il provvedimento e di «suddividere proporzionalmente» i tagli tra i vari comparti della pubblica amministrazione. Questo infatti è il punto più dolente per i governatori che denunciano come il testo gravi per oltre il 50% sulle Regioni causando «pesanti ricadute» su cittadini e imprese dovute a quella riduzione dei trasferimenti agli enti locali di 4 miliardi per il 2011 e 4,5 miliardi a decorrere dal 2012. Ma non solo Errani alza la voce, anche il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, mette le mani avanti e annuncia che, con i tagli pensati dal governo e in particolare con quelli al trasporto pubblico locale, è a rischio un terzo dei treni e colpirà un terzo del personale. Secondo Formigoni, in questo modo, l'esecutivo si comporta da «padre sciammanato» di fronte a «figli virtuosi» che sono le Regioni. Infine il presagio: «La manovra per come è impostata affossa il federalismo fiscale. Uccide il bambino nella culla», ha affermato. Una dichiarazione non condivisa dal neogovernatore del Piemonte, Roberto Cota, secondo il quale «è assurdo dire che questa manovra mette a rischio il federalismo fiscale. Anzi, mette in luce che è necessario e indifferibile». E se Renata Polverini, presidente del Lazio, teme che siano a rischio i servizi primari («Ora, o aumentiamo le tasse o riduciamo i servizi. Siccome le tasse non possiamo aumentarle, le Regioni avranno difficoltà a garantire i servizi»), il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, si è detto convinto che «il Governo nazionale sarà sensibile al grido d'allarme lanciato dalle Regioni». Un appello raccolto in parte dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che rivolgendosi ai governatori ha annunciato: «Credo ci sarà una riflessione in sede parlamentare però il conto deve tornare». Nello stesso momento in cui, però, le Regioni definivano la manovra «irricevibile e non sostenibile», il Commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn, dava atto all'Italia di essere impegnata ad attuare «le misure di risanamento previste per il 2008, in linea con le raccomandazioni del Consiglio».

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