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La sinistra senza idee

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Inpiù, per la seconda volta in pochi giorni, il segretario Pier Luigi Bersani ha dovuto rettificare la posizione espressa dal suo vice Enrico Letta. Bersani, in un'intervista all'Unità ha ribadito le proprie riserve su alcuni punti dell'accordo, pur sottolineando l'aspetto positivo di fondo: «C'è un fatto oggettivo, siamo di fronte al primo caso in Europa di rientro delle produzione esternalizzata». Fermo restando che ora «bisogna sentire la voce dei lavoratori», Bersani resta fermo su un punto: Pomigliano non sarà un modello esportabile nel resto di Italia per sminuire i diritti dei lavoratori: «Non credo che nessuno, nemmeno la Fiat o Sacconi, possa pensare che un diritto costituzionale sia aggirabile da un accordo. Non abbocchiamo all'amo di chi ce la racconta così. Sacconi dice che vede un grande orizzonte fatto di deroghe ad ogni livello. Se lo sogna. La Costituzione non è derogabile». Tra i parlamentari del Pd, molti, come l'ex ministro Cesare Damiano, sono preoccupati che il «modello Pomigliano» diventi il cavallo di Troia del governo per stravolgere il sistema delle relazioni industriali. Ma c'è anche un fronte, costituito per esempio dagli ex Cisl Sergio D'Antoni o Pier Paolo Baretta, che vede piuttosto il bicchiere mezzo pieno, sottolineando gli aspetti positivi per l'occupazione e per l'industria.

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