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Fini-Cav, è la settimana del disgelo

Il presidente della Camera Gianfranco Fini

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La parola d'ordine è mediare. Smussare gli angoli. Per rendere più facile l'avvicinamento tra Berlusconi e Fini che dovrebbe avvenire in questa settimana e che dovrebbe sancire la definitiva pace tra i due leader del Pdl dopo lo strappo del presidente della Camera alla direzione del partito. Per questo anche ieri i finiani, di fronte al no di Bossi e di Cicchitto all'ipotesi di qualsiasi modifica alla Camera al disegno di legge sulle intercettazioni, hanno deciso di evitare dichiarazioni dure. Anzi. La linea è stata quella di garantire il voto sul testo così come deciso nella riunione del Pdl pur spiegando che qualche miglioramento potrebbe essere ancora a portata di mano. E a dar loro man forte è arrivata anche un'intervista di Gaetano Pecorella nella quale il deputato spiega che qualche ritocco sarebbe meglio farlo. Parole che hanno un peso specifico elevato, visto che arrivano da uno degli avvocati del premier. «Il testo uscito dal Senato è per molti versi accettabile – ha commentato – ma può essere migliorato sui temi costituzionali della privacy, della giustizia e della libertà di stampa, equilibrandoli meglio». «Una legge va fatta con la testa e non con la rivoltella – ha proseguito – Con il governo Prodi si arrivò a un testo concordato in Commissione Giustizia tra Tenaglia e me, approvato in aula all'unanimità con solo 4 astenuti. Quindi si può trovare un incontro». E un incontro a metà strada è proprio quello sul quale stanno lavorando gli uomini di Fini. «A questo punto il problema non è più politico ma tecnico – spiega Andrea Augello, sottosegretario alla presidenza del consiglio – Noi abbiamo assicurato che il testo alla Camera lo voteremo comunque perché sono state fatte le modifiche che avevamo proposto. Ma questo non toglie che potrebbe ancora essere migliorato. Anche per evitare il rischio che il Quirinale alla fine ci rimandi indietro il testo. E non sarebbe certo una bella figura per la maggioranza. La parola, come ha detto Bocchino, ora passa al ministro Alfano, è lui che può decidere se introdurre qualche cambiamento oppure lasciare tutto così com'è». Sulla stessa linea Silvano Moffa, presidente della commissione lavoro della Camera, anche lui finiano di lungo corso: «Fermo restando che il testo al Senato è stato concordato e che i patti vanno rispettati, se ci sono spazi di miglioramento vediamo come è possibile fare eventuali modifiche. Lo verificheremo nel dibattito parlamentare. Ma questo non deve compromettere un accordo raggiunto che ha anche un valore politico». Restano da decidere i tempi con cui il disegno di legge sarà approvato. Domani Gianfranco Fini incontrerà la presidente della commissione giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, e insieme proveranno a stilare un programma. Ma molto dipenderà proprio dai segnali che arriveranno dal governo, alla disponibilità ad accettare eventuali suggerimenti e a introdurli nel testo. Ben sapendo che da qui alla fine di agosto ci sarà da approvare anche la Manovra. Un altro testo sul quale i finiani da martedì (quando si riuniranno al Senato) inizieranno a far sentire la loro voce.  

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